A due anni esatti dalla morte del maestro orafo calabrese, Giovanbattista Spadafora, conosciuto in tutta Italia come “l’orafo delle Madonne”. Il maestro artigiano che partito umilmente, con tanti sacrifici è arrivato da San Giovanni in Fiore ad incontrare quattro papi, tanti premi Nobel, attori, interpreti, personalità del mondo della politica, dello spettacolo e della cultura. Pur rimanendo comunque e per sempre un umile artigiano, sempre a contatto con la gente comune, con le persone semplici, perché a lui è sempre rimasto “un uomo popolare”.

A due anni dalla sua morte si può dire che la sua eredità è stata custodita e anche impreziosita dai due figli Giuseppe e Giancarlo, che hanno continuato sulla scia del papà a lavorare costantemente, quotidianamente, per immaginare, disegnare, creare opere d’arte e gioielli unici. E la cosa non era affatto scontata.
Hanno mantenuto i contatti importanti con il mondo della chiesa, sono stati chiamato a realizzare opere per i i più importanti santuari italiani, da quello di Sant’Antonio da Padova all’ultimo della Madonna di Pompei, sono stati ricevuti da papa Francesco in Vaticano, e hanno continuato a garantire il loro rapporto con la Mostra internazionale del cinema di Venezia. Sono stati presenti ai grandi eventi culturali, religiosi, sociali in tutto il paese.

Con il sostegno il contributo della sorella Monica, che vive fuori dalla Calabria, che cura l’immagine dell’azienda, hanno promosso e sostenuto iniziative sociali, e a Natale i loro dipendenti hanno ricevuto un bonus importante nella busta paga, perché affrontassero meglio i rigori di una crisi economica che morde sempre più. Giuseppe e Giancarlo sono due giovani orafi diversi e complementari: il primo si occupa dell’attività commerciale e dei rapporti esterni, mentre Giancarlo cura l’ideazione e la progettazione di nuovi gioielli, poi anche la loro realizzazione. Non è stato facile per i fratelli Spadafora continuare e anzi migliorare il lavoro pluri decennale di un papà così grande, così popolare, così conosciuto e apprezzato: un peso che avrebbe potuto piegare le gambe di chiunque, compreso i figli, che invece hanno saputo reagire, si sono stretti e si sono uniti sempre di più ed hanno dato ulteriore smalto e vigore ad un’attività artigianale con una lunga e importante storia alle spalle.

Loro sono i custodi anche di un vero e proprio tesoro, riconosciuto dal ministero dei Beni Culturali circa tre anni fa, fatto di 468 gioielli collezionati dal papà e che raccontano la storia di 200 anni della Calabria e anche di Napoli.
Una sfida quindi vinta, quella di dei fratelli Spadafora, orafi per eredità e per passione, artigiani in un mondo che sempre di più richiede oggetti d’arte raffinati, eleganti unici.