“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona”.
Il Sommo Dante scorge due amanti nel girone infernale dei lussuriosi. In vita erano cognati, Paolo e Francesca, legati da un amore adultero.
L’amore immaginato da Valentino di Monselice, poi Santo degli innamorati, era ben altra cosa. Certamente non lussurioso, sicuramente casto.

San Valentino è qui in Calabria. Sì, proprio qui da noi, in uno splendido convento dei frati Minori Cappuccini di Belvedere Marittimo, un incantevole borgo del Tirreno cosentino. Nessuno lo sapeva fino a quando il frate Terenzio Mancina da San Giovanni in Fiore, non ha scoperto alcune reliquie del Santo.
Padre Terenzio, studioso e poeta, era nel convento di Belvedere da tanto tempo. Un giorno del 1969, quindi in epoca recente, scopre un’ampolla con sangue e frammenti di ossa, in seguito ai lavori di rimozione delle tele di San Francesco d’Assisi e San Daniele, nella pala centrale.

Quello che dal punto di vista storico ha una importanza fondamentale, è il ritrovamento della lettera autentica inviata dal Vaticano, più precisamente dal cardinale Gaspare del Carpine. Porta la data 26 maggio 1700. Abbiamo avuto il modo di leggerla: “Noi Gaspare Del Carpine, Card. della Santa Chiesa […] facciamo fede e attestiamo, che abbiamo dato in dono al sig. Valentino Cinelli il santo sangue tratto dal corpo del Martire S. Valentino. […] la sopradetta reliquia la diede in dono al Rev. Padre Samuele da Belvedere Cappuccino, nel giorno 27 Maggio 1710”.
Padre Terenzio scoprì il prezioso reliquiario in perfetto stato, con i sigilli intatti, leggibile e chiaro. Non ci fu alcun dubbio: era autentico.

Ed ecco quindi che solo di recente scopriamo che San Valentino è (anche) in terra calabrese! E ogni 14 febbraio, i cappuccini di Belvedere organizzano un appuntamento dedicato agli innamorati. Perché, come diceva Sant’Agostino: "Ama e fai ciò che vuoi”, una frase celebre, sintetica, potente, ma facilmente equivocabile. Insomma i lussuriosi sappiano che Sant’Agostino non voleva dire quello che loro pensano (e fanno)!.

Ma chi era San Valentino? Alto un metro e sessantasei centimetri, vissuto tra 119 e 338 d.C., morto attorno ai 25 anni. Proprio di recente è stato ricostruito il suo volto (vedi foto), presentato in un convegno nella storica sala Buonamorte del museo San Paolo di Monselice, in provincia di Padova. Le spoglie del santo, custodite nell’oratorio di San Giorgio, sono state analizzate da un team interdisciplinare composto da studiosi dell’Università di Padova.
Si racconta che Valentino fosse un sacerdote vissuto fra il II e il III secolo dopo Cristo. In quel periodo, l’imperatore Claudio II, decise che i giovani rimanessero celibi, pronti al combattimento e alla guerra. E per questo era necessario che rimanessero privi di legami e di affetti. Quindi abolì il matrimonio e i fidanzamenti per tutti i giovani in età di leva.
A questo decreto si ribellò Valentino, gia noto e battagliero sacerdote cristiano. Che però si spinse ben oltre, tanto da arrivare a celebrare un matrimonio il 14 febbraio. L’imperatore Claudio lo venne subito a sapere e lo condannò a morte.

Quindi, come detto sopra, abbiamo la certezza che quel 27 maggio 1710 il sig. Francesco Cipollina, consegnò a Padre Samuele del convento dei Padri Cappuccini di Belvedere, un’ampolla con sangue e frammenti di ossa di San Valentino.
Non si trattava quindi di una leggenda, di un’invenzione di qualche mattacchione di frate (ci fu anche questa accusa sui giornali nazionali) per portare acqua al proprio… Convento.
Per cui, gli innamorati calabresi ( ma non solo) fanno benissimo a ritrovarsi ogni anno, il 14 febbraio, nella chiesa di Belvedere Marittimo. Vale anche per le coppie che intendono rinnovare la loro promessa d’amore all’altare del “santo degli innamorati”. Ma attenzione, i frati non fittano… stanze!.

Al viaggio alla scoperta di San Valentino verrà dedicata la prossima puntata di Sa di Calabria, in onda venerdì 18 febbraio alle 21 su LaC.