È nato nel Meridione solo il 16% degli atleti che parteciperanno ai Giochi. E quasi tutti si allenano tra Nord e Centro. I dati di Istat e Svimez: fanno sport solo 20 calabresi su 100 (in Trentino sono 50), al Sud due terzi delle scuole primarie non hanno una palestra
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L’Autonomia differenziata sbarca alle Olimpiadi. Occhio alla carta d’identità degli atleti: tra i 403 che parteciperanno alla manifestazione a Parigi, soltanto 66 sono nati al Sud o nelle isole. È il 16,37% della squadra. La sproporzione è evidente: le regioni di provenienza rappresentano più del 31% della popolazione italiana: Campania, Molise, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
Altra notazione “differenziata”: tra questi 66 almeno la metà non si allena a casa propria ma in altre regioni. Tutti i pallavolisti, tra i quali ci sono i rossanesi Gabriele Laurenzano e Daniele Lavia: la Calabria non ha (più) società nella massima serie. Vale anche per il tuffatore Giovanni Tocci: legatissimo a Cosenza, si allena nel Centro sportivo dell’esercito. Condizione molto diffusa: Benedetta Pilato ha lasciato Taranto per studiare biologia e allenarsi a Torino, Rossella Fiamingo e Luigi Samele sono di stanza a Roma e a Bologna.
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Domani si è occupato di tirare le somme di questa fuga sportiva dal Sud: il Mezzogiorno rappresenta poco meno di un terzo della popolazione pur ospitando solo un decimo degli azzurri.
La migrazione è evidente ma la dinamica si inverte se si guarda il medagliere: Meridione e isole hanno espresso 17 podi, un quarto del bottino complessivo di 69. Il Sud in proporzione vince pure di più.
Ma i numeri nascono da condizioni strutturali: Sud e isole hanno meno impianti a disposizione e una base di reclutamento inferiore. Lo mette nero su bianco l’Istat con i dati del 2022. E la Calabria al solito non brilla: dai tre anni di età in su meno di venti calabresi su cento fanno sport in modo saltuario e continuativo a fronte dei 60 altoatesini, dei 50 trentini, dei 42 veneti, dei 40 lombardi, dei 39 emiliano-romagnoli.
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Dal 2005 al 2022, tanto per aggiungere un altro dato, la pratica sportiva al meridione è cresciuta di una virgola (0,4), rispetto al più 3,3 della media nazionale. La classifica di “sportività” del Sole 24 Ore conferma: fra le prime 50 province c’è solo Cagliari, ventesima. Le ultime sedici in classifica sono tutte del Sud e delle isole.
Le prospettive, con la riforma Calderoli, sono preoccupanti. Lo sport non è fuori dal testo approvato: l’«ordinamento sportivo» compare fra le materie in cui dovrà funzionare il «paracadute» dei Lep, i livelli effettivi di prestazione minimi che il governo dovrà indicare e far rispettare.
Formulazione che spiega poco. Meglio, come al solito, guardare ai dati di Svimez: al Sud ci sono il 66 per cento dei bambini delle scuole primarie che non hanno una palestra a disposizione. Il Pnrr ha dato risposte parziali: è vero che si sono parzialmente privilegiati gli interventi al Sud, il 52 per cento delle 400 palestre scolastiche che sono/saranno ristrutturate sono in Campania, Sicilia, Calabria e Basilicata, ma gli interventi del piano “Sport e periferie”, con caratterizzazione territoriale nel Meridione, sono stati indirizzati verso aree e periferie disagiate, senza un orientamento specifico. Intanto la fuga dal Sud continua.
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Viene resa esplicita anche da un’altra valutazione del Sole 24 Ore che mette in relazione, per ogni provincia, il numero degli atleti e delle atlete presenti a Parigi e la popolazione residente, in un’età compresa tra i 15 e i 50 anni. A vincere quest’anno è Oristano, che, con meno di 57mila abitanti nella fascia 15-50 anni, porta in Francia quattro sportivi. Un’eccezione che premia Sud e Isole e precede sul podio Livorno e la piemontese Verbano Cusio Ossola; nelle prime dieci ci sono anche altre tre toscane (Massa-Carrara 6ª, Pisa 7ª e Siena 10ª), due liguri (Savona al 4° e Genova al 5° posto) e due territori del Nord-Est: Udine (8ª) e Trento (9ª). Oristano è una goccia nel mare di un Meridione che arranca: la prima provincia del Sud è Cagliari al 35esimo posto, subito prima di Trapani. Le calabresi? Cosenza è 70esima, Catanzaro 71esima e Reggio Calabria penultima, all’81esimo posto. Dati che confermano come la spaccatura nel Paese sia (anche) sportiva.