Peppa Pig irrompe nella campagna elettorale e svela l’anima reazionaria di un paese, l’Italia, che puntualmente si incaglia sulle scorie indurite del suo provincialismo culturale.

I fatti: in una puntata della nuova serie del cartone animato, l’amico della maialina rosa, Penny Polar Bear, descrive la sua famiglia e racconta: «Io vivo con la mia mamma e l'altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l'altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti». Apriti cielo. Il riflesso pavloviano fa immediatamente sbavare e ringhiare i movimenti pro life e pro famiglia, ma a insorgere è anche Fratelli d’Italia, con il suo responsabile culturale, Federico Mollicone. «È inaccettabile - dice il Mollicone - la scelta degli autori del cartone animato Peppa Pig di inserire un personaggio con due mamme. Ancora una volta il politicamente corretto ha colpito e a farne le spese sono i nostri figli. Non possiamo accettare l'indottrinamento gender. Per questo chiediamo alla Rai, che acquista i diritti sulle serie di Peppa Pig in Italia col canone di tutti gli italiani, di non trasmettere l'episodio in questione su nessun canale o piattaforma web».

Ma cosa è davvero inaccettabile? Che il personaggio secondario di un cartone animato di successo alluda alla sua famiglia? Che un bambino, per quanto inventato e con le sembianze di un orso polare, abbia due mamme o due papà che si amano? È la realtà, Mollicone caro. È il mondo nel quale anche tu e tutti i Fratelli d’Italia vivete e non c'è nulla, ma proprio nulla che possiate fare per cambiarlo, meno che mai censurando un programma per bambini.

Dice, «a farne le spese sono i nostri figli». Ecco bravo, a farne le spese sono i nostri figli. Quelli bullizzati e perseguitati da compagni omofobi, a farne le spese sono i figli accoltellati per un bacio in pubblico, insultati e picchiati perché gay, emarginati solo perché cercano di vivere la propria dimensione sessuale senza essere costretti a nascondersi. La cronaca è piena di figli che ne fanno spese. Ma se ci fossero più cartoni animati come quello che alcuni vorrebbero censurare, a cominciare da Fdi, il substrato di pregiudizi e discriminazione su cui germoglia l’odio si assottiglierebbe sempre più e gli omofobi verrebbero emarginati nella loro ignoranza, come un terrapiattista che pretende di insegnare a scuola la sua personale follia.

Recentemente un altro caso ha fatto (purtroppo) scalpore. Anche stavolta da bruciare sul rogo, secondo i sedicenti difensori della famiglia tradizionale, è un cartone animato, il film Lightyear – La vera storia di Buzz, il celebre astronauta di Toy Story. Nel lungometraggio si vede il copilota di Buzz, un personaggio femminile di nome Alisha Hawthorne, costruire la sua famiglia con un’altra donna. In Italia hanno raccolto addirittura 30mila firme per cercare invano di vietare la proiezione del film, che nel frattempo è stato bandito in 14 paesi del mondo, tra cui Emirati Arabi, Egitto e Indonesia. Insomma, non certo campioni di democrazia e tolleranza.

E anche quando non ci sono né baci né sceneggiature esplicite, c’è chi trova il modo di mulinare torce e forconi. In passato è successo addirittura con Spongebob (considerato gay) e con i Teletubbies (troppo poco differenziati nei propri caratteri sessuali).

Ora è la volta di Peppa Pig e del suo amichetto orso, che in una puntata osa alludere alla sua famiglia con due mamme. L’avversione è purtroppo identica a quella che alla metà del secolo scorso metteva all’indice ogni rappresentazione di famiglia mista, definendo “intollerabile” il matrimonio tra due persone con un diverso colore della pelle.

Il film capolavoro con Spencer Tracy e Katharine Hepburn, Indovina chi viene a cena, ha rappresentato un straordinario vaccino culturale contro il razzismo, che ancora oggi produce anticorpi sani ogni volta che va in onda, con buona pace dello scandalo mai sopito che suscitò nei benpensanti. E allora forza Peppa Pig, continua a invitare a cena il tuo amico orso con due mamme, perché c’è ancora tanta strada da fare.