Nel salotto di Paola Bottero, il giornalista, scrittore e politico ripercorre i momenti chiave della sua carriera e della nostra storia - GUARDA LA PUNTATA
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
Piero Badaloni, maestro del giornalismo, è stato intervistato negli studi di VIACONDOTTI21 da Paola Bottero, giornalista e direttore strategico del network LaC.
Il racconto di un uomo che ha fatto la storia del giornalismo italiano. Dai suoi inizi, quando nel 1972 gli fu chiesto di seguire il restauro della pietà di Michelangelo, dopo lo sfregio vandalico ad opera dell’ungherese László Tóth. Da allora Piero Badaloni non si è più fermato.
Innamorato del suo mestiere, negli anni ha messo la sua esperienza a servizio dei territori e degli italiani perché “non si smette mai di essere giornalisti”. Ma come diventare un bravo giornalista? La ricetta sta in due parole chiave: correttezza e chiarezza, perché “chi ti ascolta ha il diritto di capire quello che stai comunicando”.
La chiarezza. Un valore inestimabile per Badaloni, che ritroviamo nella sua attività politica quando nel 1995 gli chiesero di candidarsi alle elezioni regionali del Lazio. Per Piero Badaloni la politica è impegno sociale, per questo durante la campagna elettorale gli sembrò “la cosa più normale” visitare i 376 comuni del Lazio per farsi conoscere.
Nel dialogo a due condotto da Paola Bottero, ripercorriamo insieme la carriera del volto del Tg1 negli anni Ottanta e Novanta. Piero Badaloni ha raccontato pezzi della nostra storia. Dall'annuncio della morte di Aldo Moro, quando ha avuto il coraggio di lanciare e commentare la foto del corpo esanime nonostante il “rischio di piangere in diretta”, al racconto del terremoto nell’Irpinia quando l’istinto gli diceva di unirsi ai soccorritori che scavavano la terra.
E ancora, la diretta del 13 maggio 1981, “il momento più difficile”: l’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Lì Badaloni dimostrò cosa vuol dire padroneggiare l’attesa, un dono spontaneo che gli consentì di mantenere la calma e garantire onestà ai telespettatori che trepidanti aspettavano aggiornamenti sullo stato di salute del Pontefice. Ma il giornalista conserva tuttora dubbi su chi fu il mandante dell’attentato.
Il viaggio di Paola Bottero nella carriera di Badaloni tocca anche un altro episodio chiave della storia italiana: la tragedia di Vermicino, quando Alfredino Rampi perse la vita. Uno dei casi mediatici più rilevanti della storia italiana, una diretta di quasi 60 ore: “sono stato fortunato a potermi impegnare a comunicare cosa stava succedendo a 35 milioni di italiani incollati al televisore”. L’impegno più grande, quello di “informare il pubblico senza creare panico e isterismo”.
Ancorato alla professione, che viene prima del personalismo, Badaloni ha sempre concepito la televisione come elemento di formazione e arricchimento culturale. Così, di risposta alla speculazione televisiva del dolore creatasi dopo la tragedia di Vermicino, il giornalista inventa nuove formule di programmi. Come Piacere Raiuno, per valorizzare i territori e Unomattina, storica trasmissione della televisione del mattino.
Nonostante abbia lasciato la Rai da 10 anni, Badaloni è ancora un appassionato narratore e oggi continua a raccontare i territori con un linguaggio diverso: i documentari, il suo primo amore.