Oltre gli annunci ed i facili entusiasmi la Zes unica è attesa alla prova dei fatti. Malgrado il raddoppio delle risorse, passate in agosto a 3 miliardi e 600milioni, l'incognita sulla reale entità del beneficio rimane. Magari le intenzioni del legislatore europeo sono davvero virtuose e gestire un solo territorio semplifica processi macchinosi di più aree economiche speciali. Ma la verità dei numeri è ineluttabile ed anche in questo caso i ragionieri dello Stato hanno il loro bel da fare. Facciamo sintesi. Il primo gennaio scorso il governo unifica le varie Zes regionali in una sola. A gestirla è chiamato l'avv. Giosy Romano, già commissario in Campania e Calabria.

Lo Stato stanzia 1 miliardo e 670 milioni ma visto il vero boom di richieste il 22 luglio l'agenzia delle entrate dichiara che la percentuale di credito d'imposta fruibile da ogni azienda arriva a poco più del 17%, il minimo rispetto alle promesse di forbice fino al 70%. In pieno agosto il Governo Meloni recupera altre risorse ed assegna un ulteriore miliardo ed 800 milioni. Il plafond è corposo ma costituisce appena un terzo dei quasi 10 miliardi di crediti d'imposta richiesti.

È verosimile che molte domande siano sovradimensionate, vuoi per assenza di sanzioni vuoi per scoraggiare altre imprese. E tra le ragioni dell'ottimismo anche la certezza che difficilmente potrà realizzarsi in pochi mesi una gran mole di progetti: solo 200 infatti i milioni di beneficio per opere già realizzate entro luglio. Ad oggi, in concreto, permane l'impossibilità di conoscere la propria aliquota di credito d'imposta. Quella, per intendersi, che determina la decisione stessa di investire o meno a Sud. Nella cruda realtà dei bilanci aziendali un anno di tempo perso. In Calabria lo stillicidio continuo di illusioni.