La violenza che domina la cronaca quotidiana: omicidi, aggressioni, stragi. Ne abbiamo parlato con il criminologo calabrese prof. Salvatore Conaci.

Ma prima di tutto c’è un dubbio da chiarire: è un’emergenza vera o in fondo è sempre stato così?
«La violenza esiste sin dalla notte dei tempi. Fin da Caino - il primo assassino della Storia - non abbiamo mai smesso di farci del male. Stando a Freud, l'essere umano nasce sì con un istinto di conservazione, ma anche con una tendenza latente verso la distruzione degli altri e di sé. Credo che oggi sia solo diversa, in noi, la consapevolezza: siamo più sensibili e attenti al fenomeno»

Probabilmente un tempo si rimaneva in silenzio, tanti delitti non venivano nemmeno denunciati.
«Sì, oggi la violenza si riconosce e si denuncia. Nell'ultimo biennio, infatti, stando al Servizio di Analisi Criminale, le denunce circa episodi di aggressioni e violenza sono nettamente aumentate. Siamo più attenti, ed è un bene. Ma bisognerebbe passare allo step successivo: ragionare sulle motivazioni della violenza, e agire alla radice».

Salvatore Conaci

La cronaca quotidiana si fa orribile. Un ragazzo uccide mamma, papà e fratellino. Come può definirsi tutto questo? Quale tormento abita in questo ragazzo, anche lui vittima di sé stesso?
«Tendenzialmente - quando non sussistono motivazioni cliniche - le dinamiche criminogene evolvono a partire da due fattori, non necessariamente legati tra loro: la scarsa scolarizzazione e la carente educazione ai sentimenti. Il fattore maggiormente riscontrato nei killer più spietati è uno: la mancanza di empatia, l'incapacità di comprendere le emozioni del prossimo. Mi viene da pensare che, se solo ci sforzassimo di tornare a una Scuola dei sentimenti oltreché della didattica, i casi si ridurrebbero al solo settore clinico, e calerebbero nel giro di qualche generazione. La Scuola può essere uno strumento di prevenzione potente. Trovo che Criminologia e Pedagogia siano profondamente legate».

Guardi la tv, leggi le notizie, è tutto un bollettino del dolore. Deve esserci tanta rabbia dentro le persone, forse anche tanto odio. E così quotidianamente vediamo quelli che assaltano un ospedale e tanti che picchiano selvaggiamente i medici. In Calabria le segnalazioni sono tantissime da alcuni anni. In questi giorni all’ospedale di Vibo il prefetto ha mandato l’esercito.
«Le aggressioni in corsia sono un fenomeno in forte crescita, sebbene l'Inail mostri un grafico molto più preoccupante nel periodo pre-CoViD. Soprattutto, è interessante vedere come riguardi tutta Italia. Da Nord a Sud, siamo sempre meno capaci di controllare le nostre esplosioni emotive dinanzi ai disagi di una sanità in affanno. Il bombardamento mediatico non aiuta: esaspera gli animi, aizza le masse».

Eppure una soluzione deve pur esserci. Non possiamo permetterci ancora la violenza sul personale degli ospedali. È una follia.
«Se posso permettermi un istante di riflessione personale, trovo più allettante la soluzione dell'Esercito in corsia, piuttosto che il daspo sanitario per chi aggredisce il personale degli ospedali. Trovo che il daspo sia un primo, timido passo verso la privatizzazione della Sanità. Ma questa è solo una mia impressione. Credo che l'applicazione certa e severa delle pene sia un deterrente bastevole. È questo a mancare, spesso: la certezza di essere puniti dopo un'aggressione».

Ogni anno, in media 130 donne vengono massacrate e uccise “per amore”. Quasi sempre da marito o ex, compagno o ex, da conoscenti. Un dramma senza fine. L’amore che tramuta in odio? Una follia.
«La risposta è tanto semplice quanto terribile: non era amore. Chi aggredisce una donna lo fa perché incapace di gestire il gap tra le sue aspettative su di essa e la realtà dei fatti. Gli uomini aggrediscono quando le donne non sono ubbidienti e mansuete come le vorrebbero. È mania del controllo, è sopraffazione, è ignoranza emotiva e sociale. È incapacità di comprendere - e poi di accettare - che le donne sono esseri senzienti e consapevoli tanto quanto gli uomini. Questa cecità selettiva circa l'uguaglianza tra uomo e donna è spesso riscontrata in casi di violenza di genere. Io - uomo - aggredisco la donna perché non ammetto altra via che la mia; perché non riconosco come legittimo il suo diritto di autodeterminarsi. È agghiacciante».

Chissà quante donne in questo momento subiscono violenza in famiglia, in un rapporto. Chissà se trovano il modo e la forza di reagire.
«Permettimi di rivolgermi a chi si trova nella trappola di una relazione potenzialmente tossica: scappa al primo segnale. Scappa al primo "fa' silenzio", perché chi ti mette a tacere non riconosce il tuo diritto a esprimerti; non scappare al primo schiaffo, scappa prima: al primo spintone, al primo calcio alla porta, al primo bicchiere tirato contro il muro. Scappa quando lo sguardo di chi dice di amarti ti fa paura: quando le sue narici sono dilatate, quando lo sguardo che ti viene riservato è glaciale, quando senti la pressione psicologica salire. Scappa appena non ti senti al sicuro. Se non ti senti al sicuro, non è amore».

Pochi giorni fa, un’ imprenditrice ha investito un uomo che le aveva rubato la borsetta, ed è poi passata quattro volte sul suo corpo con la sua auto. Quattro volte, poi si è chinata sul corpo esanime, ha preso la borsetta ed è andata via. Senza chiamare i soccorsi.
«Siamo nei tempi delle cose. Per le cose si sacrificano le persone; e cose diventiamo noi stessi, quando non siamo empatici. Cose viventi. Senza sentimenti, senza freni inibitori. Ci muoviamo per le strade con istinti bestiali: mors tua vita mea. Per Don Lorenzo Milani, a segnare il limite tra l'Uomo e la bestia è solo la Scuola. Riflettiamo.»

Quanto dolore, quanta amarezza. E un pensiero molto triste: ma alla luce di quanto accade, non è che ha vinto Caino?
Il professore Conaci si ferma un attimo. Sembra volersi concentrare. Poi lentamente risponde, scandendo le parole.
«Finché faremo prevenzione, finché ragioneremo i dati per combattere il crimine, finché non smetteremo di provare orrore per il sangue versato, allora Caino starà perdendo. Spostiamo un po' più in là la fine dei Tempi».

Salvatore Conaci è nato a Catanzaro, nel 1990. Insegna Italiano nelle scuole, e scrive gialli. Criminologo inserito nel registro nazionale AICIS (Associazione Italiana Criminologi per l'Investigazione e la Sicurezza), è esperto in Criminal Profiling.