Tra le storie che arricchiscono la lunga tradizione dei pontefici, quella di Papa Benedetto XV, al secolo Giacomo Della Chiesa, brilla per il suo mix di umanità, impegno e un destino segnato da un evento tanto semplice quanto tragico. Conosciuto come il papa dell’“inutile strage” per la sua condanna della Prima Guerra Mondiale, fu eletto a soli 60 anni, un’età giovane rispetto a figure come Joseph Ratzinger (78 anni al momento dell’elezione) o Papa Francesco (76 anni). Eppure, nonostante la salute robusta e le aspettative di un lungo pontificato, la sua vita si spense l’22 gennaio 1922, dopo appena otto anni di guida della Chiesa, in circostanze che ancora oggi suscitano curiosità e riflessione.

Un pontefice giovane e in salute

Nato a Genova nel 1854, Giacomo Della Chiesa era un uomo di tempra forte. Si diceva che avesse speso solo 2,5 franchi in medicine in tutta la sua vita, un dettaglio che rivela non solo la sua salute di ferro, ma anche la sobrietà tipica della sua terra ligure. Ultimo arcivescovo di Bologna a salire al soglio pontificio – un particolare che richiama l’attenzione, considerando che oggi il cardinale Matteo Zuppi, attuale arcivescovo di Bologna, è tra i nomi più discussi per l'imminente conclave – Della Chiesa fu eletto nel 1914, in piena Prima Guerra Mondiale. Con il suo celebre monito contro l’“inutile strage”, si fece voce di pace in un mondo dilaniato dal conflitto, lavorando senza sosta per alleviare le sofferenze di prigionieri e sfollati.

Il fatale ritardo sotto la pioggia

La storia della morte di Benedetto XV è avvolta da un episodio che, nella sua drammaticità, assume contorni quasi leggendari. Nei primi giorni di gennaio 1922, dopo aver celebrato una messa per le monache alla Domus Sanctae Marthae, il papa attese il suo autista all’uscita laterale del Palazzo Apostolico. Quel giorno, un inverno rigido e una pioggia gelata sferzavano Roma. L’autista, per motivi non del tutto chiari, tardò ad arrivare, lasciando il pontefice esposto al freddo per troppo tempo. Quel momento di vulnerabilità segnò l’inizio della sua malattia. Il 5 gennaio comparvero i primi sintomi influenzali, seguiti da una tosse persistente. Pochi giorni dopo, la febbre alta rivelò una broncopolmonite, una minaccia mortale in un’epoca senza antibiotici. Nonostante la sua costituzione robusta, le condizioni del papa peggiorarono rapidamente. Il 18 gennaio non poté più alzarsi dal letto, e la respirazione, sempre più difficoltosa, richiese ossigeno. Nella notte tra il 21 e il 22 gennaio, dopo un ultimo incontro con il cardinale Pietro Gasparri per esprimere le sue volontà, entrò in coma. Alle 6:00 del 22 gennaio, il dottor Cherubini ne annunciò la morte.

Un genovese al servizio della Chiesa

Benedetto XV portò a Roma il carattere pragmatico e riservato della sua Genova. La sua esperienza come arcivescovo di Bologna lo aveva formato come pastore vicino alla gente, un tratto che oggi vediamo riflesso in figure come Matteo Zuppi. La sua elezione a 60 anni faceva sperare in un pontificato molto lungo, ma il destino decise in modo diverso. La broncopolmonite, probabilmente aggravata dall’esposizione al freddo di quel gennaio, spezzò una vita dedicata alla pace e alla riconciliazione, anche con l’Italia, come testimoniato dalle bandiere a mezz’asta sugli edifici governativi dopo la sua morte.

Il mistero del destino

La storia di papa Benedetto XV ci mostra quanto la vita sia fragile, anche per chi guida la Chiesa. Eletto giovane e pieno di energia, con un futuro davanti, morì per una malattia partita da un semplice ritardo sotto la pioggia. È una lezione di umiltà: nessuno, nemmeno un papa, sfugge ai piani di Dio. Questo ci fa riflettere su come vita e morte siano imprevedibili. Chiamando la guerra un’“inutile strage”, ci ha lasciato un messaggio di pace e un invito a pensare: anche nelle cose più comuni, la vita può cambiare all’improvviso.