Gli intrecci tra le storie di sport e la vita delle persone raccontano di come puoi farcela, ma anche di come puoi precipitare anche se ce l’hai messa tutta. Le storie di sport raccontano di uomini e donne che cercano il loro scopo nella vita e quando lo trovano, non possono che bruciare tutto quello che sono, per essere ciò che vogliono.

“Niente è impossibile”, prima che diventasse un claim da scarpe sportive, era un getto di fuoco uscito dalle labbra di Muhammad Alì, quando era Cassius Clay e stringeva i pugni, ma per rabbia, perché un altro giovane come lui, Emmet Till, era stato massacrato e poi gettato nel fiume Tallahatchie, per il colore della sua pelle. E questa storia riguarda proprio il pugile che volava come una farfalla e pungeva come un’ape, anche se il protagonista è l’uomo che stava al suo angolo. Quell’uomo di cui raccontiamo oggi, si chiamava Angelo Mirena, ma tutti lo conoscono con il nome di Angelo Dundee. Fu lui a rendere quel ragazzo che aveva le stelle negli occhi, non solo un pugile, ma un mito.

La famiglia Miranda da Roggiano a Philadelphia

Angelo Dundee, era americano di nascita, ma dalle parti di Morris Street, nella parte Sud di Philadelphia, c’erano più tricolori che stelle, e si parlava italiano, anzi dialetto, perché nel quartiere c’erano solo italiani di prima generazione che con l’inglese non avevano familiarizzato granché. Il papà di Angelo era di Roggiano Gravina, in provincia di Cosenza, e per mantenere la moglie Filomena (calabrese pure lei) e sette figli, aveva messo da parte quello che aveva imparato nei pascoli cosentini quando si occupava delle pecore, e s’era messo a fare l’operaio asfaltatore e lavorava sui binari della ferrovia. Quando la sua nave attraccò a Ellis Island, l’addetto alla registrazione non ne poteva più di tutti quegli italiani che non facevano che sbarcare in massa con le pulci nei capelli e quella lingua strascicata in bocca. Scrisse di fretta il suo cognome e Miranda diventò Merenda e poi, in un continuo invito a ripetere il cognome a chiunque chiedesse di firmare una carta o un permesso, in un gioco di equivoci e pronunce e vocali ballerine, si trasformò in Mirena e così restò. Continua a leggere su CosenzaChannel