Ospite Debora Granata, psicopedagogista e responsabile delle Case Exodus della provincia di Cosenza. Tutti i giorni si occupa dei ragazzi che provata l’atroce esperienza della droga non vogliono arrendersi
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La sedia vuota attende un ospite, qualcuno che sa cosa dire, che ha un’idea, una proposta, un progetto. E che vuole misurarsi senza mai essere arrogante; un ospite che ama dialogare, approfondire, dire la sua e ascoltare anche le idee degli altri. La sedia vuota è il nuovo podcast di LaC News24 curato da Franco Laratta (CLICCA QUI PER CONSULTARE LA SEZIONE)
Nel primo appuntamento di oggi La sedia vuota è occupata da una grande preoccupazione. Una paura che ci insegue da decenni. È il timore della dipendenza, la paura di perdere la storica battaglia contro le tossicodipendenze.
Ospite Debora Granata, psicopedagogista, responsabile delle Case Exodus della Calabria. Lei tutti i giorni si occupa dei ragazzi che, provata l’atroce esperienza della droga, non vogliono arrendersi. Una dura battaglia fatta di lavoro, formazione, ascolto, attenzione, dialogo. Un rapporto diretto, quasi un faccia a faccia. Un contatto con chi ha conosciuto il dramma della droga, e che tenta disperatamente di uscirne, di ricominciare, di trovare un modo nuovo di vivere la vita.
Debora racconta le storie vere per aiutare a capire, a comprendere, a non arrendersi. Storie che spesso finiscono con successo, ma purtroppo non sempre; una battaglia che si può vincere, ma occorrono mesi di pressanti attenzioni e tanta cura da parte di chi queste cose sa come affrontarle.
La Fondazione Exodus Onlus di Don Antonio Mazzi gestisce le Comunità Residenziali per ragazzi con problemi di dipendenze patologiche. Da circa vent’anni opera la comunità Exodus di Caccuri (KR) dove Debora Granato si reca spesso, dove gli operatori e gli esperti lavorano incessantemente per il recupero di quanti si erano smarriti, praticamente persi, ragazzi da più parti d’Italia in una Comunità di circa 20 persone.
La sedia vuota parla in questo suo primo appuntamento dei ragazzi che lottano e sperano. Con un occhio particolare alla prevenzione, fondamentale per debellare le tossicodipendenze.
Le storie di questi ragazzi sono storie fatte di drammi familiari, disperazione e una tragica solitudine. Strade “impossibili”, le chiama don Mazzi, fatte di sfide quotidiane, fatiche e scommesse, strade che diventano percorsi di coloro che vivono il dramma della tossicodipendenza e del disagio, strade sulle quali camminare insieme per recuperare vite e sogni.