VIDEO | Le telecamere di Dentro la notizia hanno riacceso i riflettori sull'eterna attesa dei cittadini, che da decenni ormai devono fronteggiare le promesse tradite
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Ospiti del cuore della città, l’interno del Municipio di Palmi a causa di una pioggia insistente che non dà tregua a questa primavera travestita da autunno, rappresentanti di comitati palmesi, il sindaco Ranuccio, il consigliere Mattiani e il padre dello sfortunato Flavio Scutellà, hanno messo il dito nella Piana che poi è una piaga che si chiama sanità.
Dall'onda emotiva allo scippo
Nei cahiers de doléances spicca una voce: ospedale della Piana, anche nell’acronimo NOP, come si legge in un cartello mostrato a favore di telecamere da un attivista. Agostino Pantano, giornalista di LaC, durante la diretta del format di "Dentro la notizia", di Pasquale Motta, sintetizza i passaggi cardine di una storia che tiene una popolazione intera col fiato sospeso.
«Saremmo tentati di dire “mal comune, mezzo gaudio” – dice - perché questa brutta storia, Palmi la condivide con altri due territori: Vibo Valentia e la Sibaritide. Il dato da rilevare è un dato politico. Questi ospedali, ricordiamolo, furono pianificati nel 2007 sull’ onda emotiva dettata dall’indignazione generale per alcuni casi di malasanità che colpirono l’opinione pubblica: la morte delle giovani Federica Monteleone ed Eva Ruscio. Anche la Piana ebbe il suo martire, il piccolo Flavio Scutellà». Pantano riavvolge il nastro e racconta le tappe di una storia iniziata di slancio tra i riflettori e finita nell’oblio. «Questi ospedali promessi, furono progettati con un’ordinanza della Protezione civile nazionale. Il governo, all’epoca guidato da Romano Prodi, disse in pratica: visto che in Calabria non sapete fare gli ospedali, ve li facciamo noi». E la domanda successiva è più che legittima: «Come mai la nostra regione non è stata in grado di difendere un’ordinanza della Protezione civile che nasceva proprio per agire d’urgenza? Perché tutto è stato declassati a una mera progettazione ordinaria?».
Aspettando il 12 giugno
Pasquale Motta lascia che a rispondere sia l'agguerrita ma lucida e puntuale, Stefania Marino, presidente associazione “Pro Salus” di Palmi, che da sette anni combatte su questo fronte. «Non sappiamo come mai accadde quello che è accaduto. Fu durante l’era del commissario Scopelliti che l’opera fu scippata dalle mani della Prociv. Ma ora è inutile piangere sul latte versato – puntualizza andando al concreto -. I rinvii, innumerevoli, sono stati bipartisan, colpevoli governi di Destra e di Sinistra. Sono stati commessi errori madornali, in primis quello di chiudere diciotto ospedali prima ancora di realizzarne di nuovi. I commissari hanno tutti fallito». Dalla morte di un’altra giovane vittima, Teresa Passalacqua, che ha trascorso le ultime ore di vita rimbalzata da un pronto soccorso all’altro mentre aveva un infarto in corso, il comitato Pro Salus ha serrato i ranghi e oggi ribadisce con forza il suo compito di vigilanza. «Finalmente registriamo l’inizio dei lavori di interramento degli elettrodotti. Abbiamo ricevuto una lunga e articolata email da parte del Dipartimento di Edilizia sanitaria che, dopo una proroga, ha fissato il termine del prossimo 12 giugno per l’approvazione del progetto definitivo».
Data su cui il consigliere regionale Giuseppe Mattiani si mantiene cauto. «Il nostro impegno è quello di rispettare il cronoprogramma e anche in questo caso ce la metteremo tutta per farlo» ha detto, ribadendo come al momento dell’insediamento di Roberto Occhiuto, lo stato dell’arte fosse disastroso e che i tempi per ricostruire un sistema sanitario colabrodo non possono essere istantanei.
La Pro Salus, anche nella veste di fondatore della “Rete informale comunità competente” il cui portavoce è Rubens Curia, e di “Calabria condivisa” il prossimo 14 maggio sarà a Oppido Mamertina insieme al “Comitato 19 febbraio” in difesa della struttura sanitaria. «Ma chiediamo, tornando al caso dell’ospedale della Piana, che il futuro nosocomio, finito e attrezzato, sia intitolato a Flavio Scutellà».
Il sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio, cerca di guardare la faccia luminosa della luna e non quella oscura. «Noi scontiamo 15 anni di ritardi e anche di lotte campanilistiche che hanno rallentato il già complesso iter di costruzione di questo ospedale. Questo ha causato tante morti. Morti per mancanza di sanità, più che morti di malasanità. Adesso, davanti a scadenze imminenti mi sento più ottimista. Dobbiamo solo pensare a recuperare il tempo perduto».
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