Gilberto Floriani

Gilberto Floriani si affida alle suggestioni delle favole di Esopo per spiegare la vicenda del Sistema bibliotecario vibonese: «In sintesi, il lupo si vuole mangiare la pecorella». Ma il lupo non è uno solo e la pecora è la più grande biblioteca pubblica della Calabria che rischia di chiudere.

A lungo direttore del Sbv, torna sui luoghi dove ha trascorso trent'anni della sua vita da bibliotecario. «Ho lavorato qui dal 1985 al 2017. In pratica si può dire che sono stato il fondatore insieme ai sindaci». Da 5 anni Gilberto Floriani è in pensione ma non ha mai abbandonato quella che reputa la sua creatura. Una realtà culturale che gli ha portato tante soddisfazioni, ma anche tante preoccupazioni e difficoltà. La gestione negli ultimi anni del Sistema bibliotecario vibonese è finita sotto accusa da parte della politica.

Tra mancati pagamenti dei canoni di locazione e altri tributi, il Sbv ha accumulato debiti per circa 600mila euro. Una massa passiva che si sarebbe formata nell'ultimo decennio. «Una gestione poco oculata», l'ha definita il sindaco Maria Limardo

Ma Gilberto Floriani respinge le accuse implicite (il sindaco non ha fatto il suo nome) e spiega le ragioni che hanno portato il Sbv a sprofondare in questa situazione. L'inizio della fine è datato 2008, quando la Regione Calabria, che Floriani reputa principale responsabile della debacle economica, ha smesso di finanziare la più grande biblioteca pubblica della Calabria, che custodisce 80mila volumi e migliaia tra film e fotografie. 

Nei mesi scorsi il presidente del Sbv, Corrado L'Andolina, dimessosi dopo soli 7 mesi di mandato, ha riscontrato criticità relative alla condizione contabile dell'istituto culturale, quantificate, appunto, in 600mila euro di debiti. Impossibile far quadrare i conti

A mandare avanti l'attività in questi mesi sono tre volontarie che si alternano all'interno dello storico Palazzo Santa Chiara, nel cuore del nucleo urbano dell’antica Monteleone, aperto solo in determinate fasce orarie. L'unica dipendente in organico non viene retribuita da 2 anni, ma si presenta lo stesso al lavoro. Per lei è diventata una missione: «In attesa di tempi migliori», dice speranzosa Maria Luisa Mazzitelli.

Katia Rosi, una delle tre volontarie, non accetta l’idea che questa realtà possa chiudere: «Per otto anni ho vissuto a Roma per motivi di studio – racconta - e quando ho deciso di ritornare a Vibo ho trovato nel Sbv l'unico punto di riferimento culturale nella mia città, un luogo di incontro e confronto tra ragazzi. L'ho frequentato da utente per poi decidere di diventare volontaria. Chi me l'ha fatto fare? Semplice, l'amore per Vibo, anche perché se questa realtà dovesse chiudere non resterà più niente in questa città dove ho deciso di vivere».

Le temperature all’interno dell’edificio sono gelide. La fornitura del gas non è stata pagata. Giù utenti sono costretti a consultare i libri con sciarpe e cappotti. Neppure la manutenzione ordinaria si sta facendo. Alcune zone della biblioteca sono al buio.

Ma come si è arrivati a questo? «Non credo di essere il responsabile di alcun buco finanziario - riprende Floriani - perché tutti i mandati di pagamento del sistema bibliotecario sono sempre stati sottoscritti dai presidenti della conferenza dei sindaci dei Comuni aderenti al Sistema bibliotecario vibonese. Il direttore fa ciò che dispone l'assemblea. Il direttore - ricorda - è un bibliotecario». Per Floriani le responsabilità sono altrove: «Nel 2008 la Regione Calabria ha sospeso il finanziamento regionale, circa 50mila euro annui. Stessa cosa ha fatto la provincia di Vibo Valentia e il Comune di Vibo».

Una situazione che, insomma, sembra senza via d’uscita. «L'unica cosa che si poteva fare per evitare che si arrivasse a questo punto era chiudere prima, esattamente nel 2008, quando la Regione ha smesso di erogare il finanziamento annuale». Parole che suonano come uno sfogo, perché poco dopo Floriani torna ad affermare l’imprescindibilità di questa realtà culturale per la città. «Solo grazie al Sbv, Vibo Valentia è stata nominata capitale del libro. Se dovesse chiudere - conclude - anche il Festival Leggere&Scrivere rischia di scomparire. Perdi questo… perdi quello… e alla fine che rimane a Vibo?».