VIDEO | Una patologia congenita ha reso molto difficile la sua infanzia, poi la decisione di operarsi e vedere così cambiare tutto. Dal lungo ricovero al Bambin Gesù al centro protesi di Bologna, ecco il racconto della sua rinascita
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Malformazione artero venosa: una patologia congenita, ma non ereditaria. Questa è una storia di resilienza. Di resilienza e di rinascita. Una storia cominciata a Castiglione Cosentino, ma proseguita altrove: prima a Roma e poi a Bologna. Elena è la gioia di mamma Arianna e di papà. Il suo piedino destro fa a pugni con la vita. All'inizio senza esagerare troppo. La situazione sembra essere sotto controllo. Magari con questa malattia si potrà imparare a convivere. Magari.
È una speranza destinata a spegnersi presto. Lo sanno bene i medici del Bambino Gesù di Roma che prendono in cura Elena e sono abituati a guardare lontano. Anche i gesti più semplici diventano complicati e a scuola c'è un banco che troppo spesso finisce col rimanere vuoto.
Arianna è nata con una patologia che causa lesioni ed emorragie. La sua non è più vita. La salvezza è legata a una parola che, solo a pronunciarla, fa paura: amputazione. Mamma Arianna racconta che una ragazza affetta pure lei da Mav, questa ipotesi, non l'ha mai presa neanche in considerazione. Quella ragazza adesso non c'è più.
Elena invece, quando mamma e papà le prospettano di "rinunciare" a quel piede che le ha già rovinato l'infanzia, non la prende poi così male. Ci pensa su qualche giorno e, alla fine, accetta l'operazione. La sua principale preoccupazione è che l'effetto dell'anestesia possa terminare prima che l'intervento si sia concluso. Quando si risveglia, e nei giorni successivi, il coraggio di sollevare il lenzuolo e guardare il suo "nuovo" corpo, è un coraggio che non ha. Ma all'inizio scrivevamo che questa è una storia di resilienza, ed infatti ben presto Elena si fa forza e allunga lo sguardo sotto alla coperta.
La strada è ancora in salita. Dopo l'intervento di amputazione al Bambino Gesù, la prossima tappa è il centro protesi di Bologna. Elena, un passo alla volta, torna ad assaporare la vita. Il lieto fine non è esattamente quello delle favole. Perché ci sono ancora, e ci saranno sempre, giorni difficili, in cui il moncone fa male. Succede quando cambia il tempo, per esempio. Oppure succede e basta, senza un apparente motivo. Ma Elena è viva. E sorride alla vita.