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La Coldiretti si prepara alla mobilitazione generale contro il governo della Regione. Il prossimo 8 giugno, anche con l’ausilio di pullman e trattori, i manifestanti giungeranno da tutta la Calabria per una iniziativa programmata davanti la Cittadella. Immobilismo, cattiva burocrazia, incapacità di sbloccare le risorse disponibili e mancanza di dialogo politico alla base della protesta.
Le motivazioni della contestazione sono state ribadite dal presidente Pietro Molinaro, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla Camera di Commercio di Cosenza, alla quale hanno partecipato anche Marsio Blaiotta, presidente dell’Unione Regionale delle Bonifiche e Irrigazioni, e i dirigenti di Coldiretti Francesco Cosentini, Roberto Torchia e Stefano Bivone.
La decisione assunta da Coldiretti confligge con le rassicurazioni offerte dalla politica regionale. Sia Mario Oliverio, sia il consigliere delegato Mauro D’Acri, infatti, non perdono occasione per sottolineare la bontà degli interventi effettuati per rilanciare il settore agricolo.
«In realtà – spiega Pietro Molinaro - in questi due anni e mezzo si è accumulato una insofferenza generale. C’era un percorso condiviso con obiettivi ben definiti ma che purtroppo non sono stati realizzati. Pensiamo al ritardato utilizzo, anche in maniera inappropriata, delle risorse del Psr. Non c’è una incongruenza di vedute: siamo in perfetta sintonia sull’enunciato, ovvero sulla necessità di mettere l’agricoltura ai primi posti dell’agenda. Dalle parole però bisogna passare ai fatti: ad oggi non abbiamo un solo decreto a sostegno di investimenti o insediamenti di giovani agricoltori con il Piano si Sviluppo Rurale 2014-2020. Questa è la cartina di tornasole della situazione attuale. Per questo saremo in cinquemila presenti alla manifestazione dell’8 giugno».
La mancanza di un assessore regionale al ramo penalizza il settore agricolo? «Il fatto che il presidente Oliverio abbia trattenuto per sé la delega da una parte è un segnale di attenzione. E però pone una serie di ostacoli alla quotidiana interlocuzione politica. Si crea una sorta di corto circuito nell’imporre le scelte a dirigenti e funzionari anche nella gestione di micropolitiche che non comportano impegni di spesa, appesantendo le procedure».
Salvatore Bruno