Nella trasmissione Dentro la Notizia su LaC Tv, condotta da Pasquale Motta, la vicenda surreale dei giovani rimasti senza un punto di riferimento e la generosità di una docente in pensione che ha aperto le porte di casa per donargli un tetto
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Prosegue il viaggio di Dentro la Notizia, programma condotto da Pasquale Motta su LaC Tv, nella sanità calabrese con le telecamere che hanno raccontato la storia dell’ospedale di Soveria Mannelli e della sanità nel Reventino. Un presidio ospedaliero che nel corso della sua storia ha registrato anche la realtà di reparti di eccellenza come ostetricia, ginecologia e ortopedia ed ora soffre il ridimensionamento. Una sanità che sul territorio purtroppo dimentica chi ha più bisogno con la storia della chiusura del centro diurno di Decollatura che ha del clamoroso e lascia dei sentimenti contrastanti: la rabbia per un servizio cancellato e la felicità per l’opera di una docente di matematica, la professoressa Marasco, che ha aperto le porte della sua casa ai ragazzi "speciali". Tutti i giorni la donna dedica il suo tempo ad accogliere i ragazzi, insieme ad altri volontari, cucinando e facendo attività con loro. «Vorremmo che la struttura riaprisse per chi ha bisogno con un medico specialista a disposizione: Noi non vogliamo la luna» racconta la professoressa Marasco con gli occhi lucidi, ma con la forza di chi vuole continuare a donare il suo tempo agli altri. La carente situazione sanitaria pesa sui cittadini che vivono sul territorio di un’area interna disagiata della Calabria. «Funziona il Pronto soccorso, il resto è stato smantellato - racconta un anziano - ed io dovrò lasciare il paese per problemi di salute perché l’inverno qui è terribile». Sentimenti di rassegnazione condivisi con altri cittadini che ricordano un ospedale efficiente ed ora in grave crisi.
Per il sindaco di Soveria Mannelli Michele Chiodo: «la parabola di questo ospedale che è nato nel 1974 e che ha visto una fase di grande espansione negli anni '80 e '90 con una decadenza iniziata agli inizi degli anni 2000 ha iniziato una fase discendente sia l’emblema di quella che è la sanità calabrese. Tredici anni di commissariamento ha smantellato l’intera la sanità calabrese senza risolvere il problema dei debiti e senza portare un miglioramento dei servizi. Il nostro era un ospedale particolare - continua Chiodo - che si distingueva nel panorama degli ospedali calabresi perché aveva tutti i reparti di eccellenze con professionisti che ora dirigono reparti in grandi ospedali calabresi. Io credo che il presidente Occhiuto ha dato segni di ravvedimento per quanto riguarda i piccoli ospedali nelle aree interne. Noi riteniamo che il modello di zona disagiata montana previsto dal Decreto 70 del 2015 sia sbagliato perché lascia un ospedale con un solo reparto di medicina e il Pronto soccorso. La nostra proposta è che va mantenuta la medicina ampliata l’unità di lungo degenza, ma bisogna riattivare il day hospital pediatrico e potenziare i servizi. Qui abbiamo un apparecchio Tac che risale al 1994 e adesso con fondi del Pnrr è stato previsto l’acquisto. Noi riteniamo che il diritto alla salute --conclude - non sia garantito».
Sulla stessa line d’onda il sindaco di Decollatura Raffaella Perri: «Da noi funziona una guardia medica 24 ore su 24, un ambulatorio di psichiatria un giorno a settimana, ma è svanito purtroppo il centro diurno frequentato da alcuni ragazzi guidati dall’associazione New Day per più giorni a settimana con un medico a disposizione». Il dottore Franco Esposito, segretario generale Fmt, ha ribadito come ci sia: «il tentativo di privatizzare la sanità pubblica. Adesso le soluzioni ci sono: io vorrei ricordare al presidente Occhiuto che lui ha voluto essere nominato commissario per risolvere i problemi della sanità non per prendere i like su Facebook. Quindi meno dirette e più interventi diretti con provvedimenti seri. Noi dobbiamo affidare le Asp a gente competente che deve restare tre-quattro anni per risolvere i problemi. Un ospedale come quello di Soveria Mannelli ha bisogno di un pronto soccorso, la medica, la lungo degenza, un centro di riabilitazione e poi bisogna rinforzare i servizi».
Alessandro Sirianni del Comitato pro ospedale del Reventino ha spiegato come una soluzione ottimale possa essere l’attivazione nel presidio dei servizi «di medicina, Pronto Soccorso, Laboratorio analisi, radiologia, day surgery chirurgico, ambulatorio di pediatria e una serie di ambulatori che siano di supporto anche una o due volte a settimana per avere una sanità di sicurezza anche qui». Per il dottor Ivan Potente, sindacalista della Cgil Funzione Pubblica: «Qui si difende un territorio dall’esistenza di servizi minimi. Chi ha pensato a questo ospedale aveva una visione chiara della sanità regionale perché abbraccia un territorio, che è a cavallo tra le due province, in un’area disagiata. L’esistenza di questo ospedale e il mantenimento di quelli che sono i connotati di base di un ospedale - conclude - in assenza di un Pronto soccorso, di un laboratorio, di una radiologia e di un reparto per acuti perfettamente operativi diventa una barzelletta. È necessario questo tipo di integrazione». A chiudere la trasmissione l’appello di Don Roberto, giovane parroco di Soveria Mannelli: «Il presidio assolve un compito importante per una comunità molto ampia. Il Covid ha mostrato due necessità: istruzione e sanità, penso qualcosa dobbiamo impararlo dalla storia»