Negli ultimi anni si è registrata un'esplosione di interessi, in parte alimentati anche da lucrose forme di business, per l'arte culinaria, per la gastronomia, nonché per il rapporto sempre più intenso che esiste fra scelta delle materie prime e pietanze. Dalla tradizione più identitaria all'innovazione ostentatamente gourmet, lo spettro d'azione di cuochi e chef, che dir si voglia, è davvero molto ampio e articolato. Fino a qualche decennio fa i due principali filoni della cucina d'autore erano rappresentati dalla Francia e dall'Italia. Mentre però il Belpaese rimane un riferimento assoluto e apprezzato in tutto il mondo, anche per la forte riscoperta delle tipicità del territorio, i cugini d'Oltralpe sono stati spesso soppiantati dall'attenzione crescente per le culture asiatiche (giapponese, thailandese, cinese, indiana...), per quelle centro-sudamericane (messicane, brasiliane, argentine...), e finanche per le africane. Un ulteriore passaggio epocale è avvenuto rispetto all'ingresso di diverse donne nell'olimpo della ristorazione, per tanti decenni privilegio solo della componente maschile.

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La cuoca era considerata, magari, come la regina della trattoria locale e non anche dei templi dei fornelli. Non è più così, tant'è che oggigiorno le chef-donna contendono ai loro colleghi uomini premi prestigiosi, riconoscimenti, primati e impegni internazionali. Un mondo affascinante, complesso, sostenuto da un'attenzione mediatica enorme. Ne parliamo con Caterina Ceraudo, giovane e già affermata chef calabrese originaria di Strongoli (Crotone). Per lei e il ristorante Dattilo, nel 2023, è arrivata la conferma della Stella Michelin: per LaC News24 è una dei calabresi dell’anno.

Caterina Ceraudo e la cucina: una passione nata nell’orto di casa

Il mondo ha appena salutato un 2023 caratterizzato da immani tragedie: guerre atroci, massacri di bambini e civili, e come sempre fame, malattie, tensioni internazionali. Da giovane donna calabrese impegnata nel costruire il bello e il buono, Caterina Ceraudo si aspetta «che questo 2024 sia decisamente meglio del 2023, viste le drammatiche situazioni che si sono create in quest'anno. Spero che ci sia maggiore consapevolezza di quello che siamo e di quello che rappresentiamo soprattutto per il futuro dei nostri figli: in quanto mamma mi sento di dire questa cosa! Cerco di essere d'esempio ai miei figli, e non solo ai miei figli, tentando di mettere in risalto quella che è la parte migliore di me, e impegnandomi costantemente nel mio lavoro ma anche per la mia terra».
Al centro dell’attività della giovane chef c’è la passione per il cibo. Con un’impronta nel segno del padre Roberto, noto olivicoltore e vitivinicoltore di Strongoli. Quella passione nata perché «a me piace tanto mangiare, da sempre, ma soprattutto mangiare cose buone – ci racconta –. Vivendo in un contesto incontaminato come quello di casa mia in Calabria, avevo un orto che mi dava dei prodotti fantastici. Questa ricerca del buono e del prodotto autentico è stata sempre nel “dna” di famiglia, per fortuna. È per questo che ho cercato poi, anche attraverso questi miei sapori, di costruire il vero gusto della Calabria nei miei piatti».

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«La mia cucina è semplice, immediata, riconoscibile»

Caterina descrive la sua cucina come «semplice, immediata, riconoscibile». Una cucina che, «soprattutto, parla di qualcosa che mi piace tanto: questa terra!». Inevitabile chiederle quale sia il rapporto tra i suoi piatti e la Calabria. «La parte importante della mia crescita – spiega – è stato mio padre perché mi ha fatto apprezzare questo fantastico posto, credendoci in tempi in cui nessuno ci credeva. Oggi guardo alla Calabria come a una terra meravigliosa che deve essere scoperta, e soprattutto noi stessi dobbiamo capire l'importanza di questo territorio che non ha niente da invidiare ad altri. Dobbiamo quindi impegnarci affinché questo territorio venga valorizzato e venga scoperto sia dagli altri sia dagli stessi calabresi».

La Calabria come centro di gravità. Ma l’ispirazione della chef pesca in tutto il mondo. «Penso che tutte le cucine del mondo siano bellissime. Non mi posso sentire legata a una cucina piuttosto che a un'altra, perché penso che la cucina in generale rappresenti quel luogo, quella società, quella storia, per cui è bella proprio per questo motivo. La cucina riesce ad affascinarti in ogni latitudine, totalmente. Non posso quindi dire che mi piaccia una cucina piuttosto che un'altra. Quando vado in posti diversi dall'Italia mi rendo conto che quella cucina è autentica per quel territorio, per cui se io voglio scoprire un territorio lo faccio anche attraverso i sapori, mangiando: è bellissimo perché ti rendi conto che il mondo è meraviglioso ed è pieno di prodotti fantastici che vanno scoperti assolutamente».

La chef di Strongoli e la passione per gli agrumi

C’è un prodotto calabrese a cui Caterina Ceraudo si sente particolarmente legata: «Quello che sento totalmente mio sono gli agrumi. Li uso sempre, soprattutto nella parte salata più che nella parte dolce, perché mi piace tanto l'acidità che mi dà l’agrume».

La vigilia di Capodanno appena trascorsa e significa, in prevalenza, cucina di pesce. Anche per la Calabria. «Noi – dice la chef – mangiamo spesso il baccalà, non solo alla Vigilia di Capodanno. Il baccalà sia il 24 dicembre, sia il 31, non può mai mancare da noi. Lo mangiamo in qualsiasi modo. Siamo legati a questo sapore che unisce un po' tutta la Calabria: di paese in paese c'è una ricetta differente, ma l'ingrediente è sempre lo stesso».

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Feste all’insegna delle tradizioni per la chef: «Io la Vigilia l'ho trascorsa a casa con la mia famiglia. Sono molto legata alla tradizione di passare il Natale e il Capodanno a casa, non l'ho mai passato in altri posti. Secondo me l'anima di queste feste è la famiglia, il potersi rincontrare dopo un anno di fatica, il poter condividere questi momenti che secondo me sono unici. Io ho la fortuna di passarli sempre con tutta la mia famiglia e ci tengo particolarmente tant'è che quando mi dicono “fai una cosa durante le vacanze di Natale”, dal 24 a giorno 1, non la faccio mai proprio perché ci tengo. In questo sono una tradizionalista, devo essere sincera».

«Donne, non abbattetevi mai perché tutto è possibile»

Tradizionalista riguardo alle feste in famiglia, innovatrice nella sua attività di chef, Caterina ha un suggerimento per tutte le ragazze che volessero trasformare in professione l’amore per la cucina. «Suggerisco tanta passione, tanta caparbietà, di non abbattersi mai perché tutto è possibile – dice a LaC News24 –. L'importante è volerlo. Bisogna avere tanta fiducia in se stessi, nel senso che non bisogna lasciare che tutti i contesti esterni influenzino una scelta. Se una persona ha voglia di fare deve semplicemente osare. Con la testa, però, non perché sia il momento di fare cucina piuttosto che un altro lavoro. Bisogna crederci fortemente perché la cucina come tanti altri lavori ha bisogno di dedizione, di tempo. Non è una professione che tutti fanno. La passione non basta, ci sono altre componenti molto importanti. Il consiglio che do, spesso, è quello di cercare di capire quanto è importante questo lavoro per chi sceglie di farlo, e soprattutto quanto è importante per la figura della donna oggi, anche a prescindere dalla cucina: è fondamentale che le donne siano autonome e capaci di non sentirsi mai dietro».