VIDEO | Tanti gli spunti offerti dal presule di origini venete Giuseppe Alberti nel giorno in cui ha fatto ingresso nella diocesi dopo aver incontrato operai, sindaci, politici e forze dell'ordine
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Il rinnovamento nella tempistica, ma anche nella comunicazione, è stato il tratto distintivo nella giornata dell’ingresso del vescovo Giuseppe Alberti nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Uno sconvolgimento del cerimoniale, con il presule che prima di essere nominato tale nella cattedrale del centro aspromontano, ha dedicato la mattina a due visite private – per incontrare alcuni lavoratori del porto di Gioia Tauro, alcuni sindacalisti e qualche funzionario di aziende private, ma poi anche i malati di una struttura di Castellace - e, infine, per un primo faccia a faccia con rappresentanti di Parlamento, Consiglio regionale e Comuni.
Chiesa Calabria | Alla diocesi di Oppido - Palmi arriva il nuovo vescovo Alberti, prima visita al porto di Gioia Tauro
A fare da cicerone in questo primo spezzone della mattinata, il vicario vescovile generale, monsignor Pino Varrà, e don Pino Demasi, vicario vescovile per il Sociale che hanno presentato il vescovo originario del Veneto anche al senatore Nicola Irto, ai consiglieri regionali Giuseppe Mattiani, Domenico Giannetta e Giuseppe Gelardi, nonché al viceprefetto Caracciolo, alla presidente del Tribunale Epifanio e ai vertici locali delle forze dell’ordine, dopo l’intervento introduttivo di Giuseppe Zampogna in rappresentanza dei sindaci dell’associazione Città degli ulivi.
«La Calabria è come l’arancia – ha detto Alberti – ha una buccia che sembra aspra, ma bisogna avere la pazienza di andare alla polpa, molto vitaminica». Una metafora servita a dire che «c’è del buono, che magari non si vede subito». Nel suo discorso rivolto ai sindaci, affrontato a braccio e accompagnato anche da tanta ironia e dalla voglia di non appesantire l’uditorio, ha ribadito «l’esigenza di una collaborazione per garantire al popolo dignità attraverso il lavoro, la sanità e la libertà». Da ultimo Alberti, che ha rivelato di aver baciato il suolo calabrese appena sceso dall’areo a Lamezia Terme, ha motivato la sua scelta di «incontrare operai e malati, per creare un segno con cui la Chiesa vuole dire non solo che è vicina a chi soffre e a chi cerca dignità attraverso il lavoro, ma anche offrire un segno preciso a chi della Chiesa non fa parte».