Se non l’avessi vissuto in prima persona forse non ci avrei creduto. Conosco la grande serietà di Nuccio Caffo, leader dell’omonimo gruppo, ma con il dubbio tipico del giornalista avrei pensato a una trovata pubblicitaria. Non è così. Vi racconto che cosa è successo.

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La mattina di lunedì 15 aprile, verso le 10, eravamo assieme a Nuccio Caffo nel Padiglione 12 per incontrare produttori di amari ospitati nella collettiva della Regione Calabria. Per l’esattezza stavamo scambiando due chiacchiere con Bruno Autelitano, proprietario de La Spina Santa, azienda di Bova Marina che produce il Kaciuto.

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Ad un certo punto si avvicina un uomo giovane che solleva il pantalone destro e ci mostra il tatuaggio grande e colorato del Vecchio Amaro del Capo. Ci voltiamo tutti, Nuccio Caffo sorride ed esclama: «Ecco che cosa significa il Vecchio Amaro del Capo!» E chiede a uno dei suoi collaboratori di prendere una bottiglia del famoso liquore per regalarla all’appassionato consumatore.

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Io mi avvicino e chiedo al fan dell’Amaro del Capo: «Come ti chiami? Ma per caso sei calabrese?». Lui risponde: «Sono Alessandro, lavoro al nord nel settore della gdo, e sono originario di Cortale». Qualche rapida chiacchiera, sorrisi, commenti e il siparietto si consuma in una manciata di minuti. L’ho immortalato con delle immagini che dimostrano come il Vecchio Amaro del Capo sia ormai un mito, un simbolo, un collante di identità!