Un vero e proprio laboratorio permanente, capace di rendere visibile l'invisibile oltre ogni barriera territoriale, il racconto nello speciale per LaCapitale Eventi
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La prima edizione della Biennale dello Stretto, grande laboratorio culturale, si è aperta con una mostra dedicata al tema dell'acqua. Un'idea nata da Mediterranei Invisibili, un format di ricerche e viaggi durato circa 4 anni.
Una fucina di idee nata nel mediterraneo, anello centrale del dialogo sulle questioni legate alla progettualità dei territori, ambientali e sugli aspetti sociali legati alle città. «Parte da Venezia, da una biennale di 4 anni fa ed è scesa al centro Italia a Città della Pieve arrivando sullo stretto, il magnete di confronto di tutti i temi legati alle problematiche dell'acqua che potevano essere punto di riferimento» spiega Alfonso Femia, curatore della Biennale e continua: «La prima biennale che parla di un territorio ma che diventa baricentro internazionale di ricerche inclusive sui temi attuali».
«Questo evento segna una tappa che vuole essere l'avvio di un altro percorso: costituire una fondazione, un laboratorio internazionale permanente che crea delle occasioni di confronto, di sperimentazione e di analisi del territoio, mettendo assieme personalità che entrano in relazione tra loro, proponendo soluzioni di trasformazione del territorio» dichiara Ilario Tassone curatore, assieme a Francesca Moraci ed Alfonso Femia, della Biennale. Dal Mu.Me al MarRC, da Messina a Reggio Calabria, una vera sinergia tra istituzioni e cittadini, 4 giorni intensi di scambi e riflessioni. Un'opportunità unica per tutto il territorio, un'idea contemporanea proiettata nel futuro.
All'evento sono state dedicate due puntate della CapitaleEventi disponibili ora su LaC Play.