Prefetti e commissario del Governo per le iniziative antiracket e antiusura a confronto per una «rivoluzione che parta dal quotidiano per contrastare la criminalità organizzata»
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La Biennale dello Stretto continua a seminare momenti e spazi di cultura, confronto e riflessione. E con lo sguardo rivolto sempre al futuro delle nostre terre, diversi sono stati i dibattiti e le tematiche affrontate in spazi di cultura come il Museo di Reggio Calabria. E, con alle spalle i Bronzi di Riace, prefetti e realtà territoriali si sono confrontati sul tema “Legalità come leva competitiva”. Come riappropriarsi dei territori sottraendo spazi alla criminalità organizzata.
Al confronto hanno preso parte Francesco Siclari, presidente FAI Reggio Calabria, Maria Grazia Nicolò, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Clara Vaccaro, prefetta di Reggio Calabria, Cosima Di Stani, prefetta di Messina che hanno dialogato con Michele Laganà, presidente ANCE Reggio Calabria, Herbert Catalano, consigliere ANCE e socio FAI Reggio Calabria e Luigi Ferrucci, presidente FAI Federazione Antiracket e Antiusura Italiane.
La bellezza è uno strumento di speranza per salvare il mondo. Non una bellezza meramente estetica ma culturale. Con questo spirito la parola è passata al Prefetto Vaccaro che ha evidenziato come «nonostante siano stati fatti tanti passi avanti, bisogna continuare e non abbassare la guardia per creare gli anticorpi giusti. Le mafie sono anche intelligenti perché loro cambiano, si modificano anche nel loro modo di muoversi, di agire sui mercati, fanno studiare i figli all'estero, investono all'estero, non investono mai nei territori che depauperano. Quindi qual è il problema? Che la nostra società si deve porre una domanda e si deve chiedere se gli anticorpi che vuole costruire siano abbastanza forti e se stiamo facendo tutto quello che serve perché io quando parlo con i comuni che traballano perché la lente d'ingrandimento di un possibile scioglimento per mafia dico sempre che ogni comune se non si crea una struttura che è un anticorpo facilmente può essere depredata. E allora ci dobbiamo chiedere se quello che facciamo effettivamente è sufficiente. Ora hm è tutta la società che deve reagire. Non è soltanto le istituzioni. Quindi è una rivolta dell'intera società che significa stiamo vicino alle imprese corrette. Stiamo vicino agli imprenditori che denunciano la nostra burocrazia. Impegniamo strumenti sempre più sofisticati parliamo con la società. Cioè creiamo una società che non si giri dall'altra parte perché è la cosa peggiore».
Una rete di contrasto che parte, dunque, da una vera e propria rivoluzione culturale. E della stessa scuola di pensiero il prefetto di Messina che confermato la necessità che «la legalità non ci deve far pensare immediatamente a livello associativo a fenomeni esclusivi di criminalità organizzata mafia, 'Ndrangheta, Camorra e quant'altro. No, la legalità si coniuga anche nella piccola quotidianità. Nella quotidianità, però, occorre anche un altro elemento su cui spesso noi non riflettiamo. Anche come istituzioni. Il patto con i cittadini richiede sempre che le istituzioni e coloro rappresentano siano credibili. Perché solo con questa maniera quella fiducia che si deve instaurare tra cittadini e istituzione può naturalmente dare i suoi frutti e quindi questo naturalmente è un monito per tutti noi che Rappresentiamo le istituzioni». Una posizione netta che rimette al centro tanto il ruolo di imprenditori e commercianti coraggiosi senza la cui denuncia non si sarebbero ottenuti risultati importanti che hanno interrotto circoli di criminalità ma che carica di responsabilità ogni singolo cittadino che diventa nel quotidiano protagonista nella lotta alla ‘ndrangheta.
Una conferma, quella relativa al necessario cambio culturale, che arriva anche dalla reggina commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. «Reggio è la mia città. Ieri percorrendo una strada della città ho visto un cantiere da poco attivo dove c'era scritto io aderisco al patto antiracket. Questo sta a significare che son passati due anni e qualche mese ma che continua comunque quello strumento ad essere fondamentale. E io vi posso assicurare per l'esperienza chi lavora in Prefettura conosce bene la realtà nella quale opera. Io conosco la mia città per averci lavorato e posso dire che l'aver costituito un'associazione antiracket in questa realtà è stato veramente un passo avanti, un passo importante. Questo significa che il terreno è fertile. Significa che il Imprenditoriale si è reso conto che si deve liberare della criminalità organizzata che è un cappio e riappropriarsi della propria dignità e libertà. Da parte nostra confermo che dobbiamo con forza essere credibili . Cercare in qualche modo di intervenire a beneficio della collettività perché soltanto così noi riusciamo in qualche modo a sostenere imprenditori, commercianti che io dico non soltanto nel momento della denuncia ma anche dopo. Il momento della denuncia è sicuramente fondamentale ma c'è poi La fase successiva che io vedo che rende sempre difficile il reinserimento nell'economia legale».