Nella serata dedicata ai duetti, il cantautore di Carrara si esibirà insieme a Riccardo Cocciante: «Se in passato mi avessero detto che avrei cantato con un mostro sacro come lui mi sarei messo a ridere»
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Irama va di fretta. Ci sono le prove dei duetti e Riccardo Cocciante lo aspetta. E non si può far attendere uno dei mostri sacri della musica italiana. Ma c’è lo stesso il tempo per qualche domanda e la gentilezza per rispondere. Anche se il richiamo del palco è forte. E le interviste oggi si sono succedute una dietro l’altra senza un attimo di riposo.
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Da Amici, un gran bel salto…
«Sì, emozionante. Porteremo sul palco un pezzo di storia della musica italiana “Quando finisce un amore” che proprio quest’anno compie il suo cinquantesimo anniversario».
Tu e… Riccardo Cocciante. Il nuovo e la storia della musica…
«Riccardo è un monumento, una leggenda. Sono molto onorato di cantare con lui. E vivo questa cosa come una responsabilità. Se in passato mi avessero mai detto che avrei cantato con un mostro sacro come lui mi sarei messo a ridere… e invece. Sono felice di essere sul palco con lui. Spero che non mi si blocchi la voce dall’emozione»
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Tu no, la tua canzone, è un brano che si intuisce molto intimo…
È una canzone difficile, personalmente e musicalmente. La prima che ho scritto quest’anno. È nata prima la musica, poi le parole… Si tratta di un pezzo che racconta di una grande mancanza…
Qualcosa che ha a che vedere con la collanina che ti sei portato sul palco la prima sera?
«Quel ciondolo è una cosa molto importante per me. Sentirlo tra le mani mi serve a ricordarmela. Diciamo che è una sorta di “acchiappa-emozioni”, una cosa che volevo sentire vicina. Ma non voglio rivelare di più: è una cosa mia. Me la porterò ogni sera…».
Che impressione fa salire sul palco di Sanremo. Sei giovane, ma ormai un veterano come Amadeus, sei già al tuo quinto Festival…
«Adoro la sensazione che ti regala il palco dell’Ariston. Mi piace la gara, ma anche la preparazione. Ti permette di vestire la canzone, di sentirtela addosso. In fondo la musica è un atto d’amore che regali a qualcuno che non conosci. Un pezzo di te che viene vissuto da chi ti ascolta come se fosse suo…»
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A cosa pensi prima di salire sul palco?
«A cose personali. Belle o brutte, dipende dal momento. Mi aiuta a riflettere sulla realtà, mi permette di tornare coi piedi per terra. Sanremo è una bolla. Ma la vita vera è un’altra cosa. L’altro giorno sono stato in visita in un ospedale di bambini… il Festival è fantasia, il mondo è un altro. Come cantante sono un previlegiato, cerco di concentrarmi su qualcosa di reale per non rifugiarmi in un mondo che non esiste».
Sei al lavoro per un nuovo disco?
«Sto scrivendo un nuovo album. E ho in mente tanta musica. La mia mente ribolle di note: voglio arrangiamenti, tanti musicisti. E poi voglio cantare tanto, dal vivo. Voglio sentirmi tra i miei fans, con la mia gente… Appuntamento in piazza, quindi!».