Tra l’1 gennaio e il 12 giugno 2024, 44 tentativi di suicidio nel solo istituto del capoluogo di regione, dove insiste l'unico reparto di osservazione psichiatrica, e 11 in quello di Arghillà. I dati dell'ultima relazione semestrale del garante regionale Muglia, dimessosi lo scorso novembre
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Sovraffollamento, gravi carenze di organico e condizioni strutturali di alcuni istituti particolarmente datati nel tempo e privi di manutenzione. Molte camere detentive inadeguate (con schermature di pannelli opachi in plexiglass alle finestre o prive di docce) e aree adibite alla socialità, ai passeggi ed ai colloqui insufficienti.
Sono questi i tanti fattori denunciati dal Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, Luca Muglia, nella relazione semestre 2024. Il garante, dimessosi lo scorso novembre, aveva condotto la sua ultima ricognizione aggiornata al 30 luglio 2024.
Tutti e dodici gli istituti penitenziari calabresi registrano fenomeni di sovraffollamento con picchi nella Casa circondariale di Cosenza, Rossano, Reggio Calabria, Arghillà e Castrovillari. In alcune strutture sono presenti camere detentive (dotate di letti a castello) che ospitano fino a 6/8 persone. Al 30 luglio 2024 la popolazione detenuta in Calabria ammonta a 2998 persone a fronte di una capienza regolamentare di 2612, con un indice di sovraffollamento che raggiunge quasi il 115%. Di questi oltre 500 sono di nazionalità straniera, detenuti prevalentemente nel carcere di Arghillà a Reggio e in quello di Catanzaro.
Le carenze, la sicurezza e i tentati suicidi
Denunciate anche le «carenze di organico della Polizia penitenziaria riscontrate - si legge nella relazione - con livelli allarmanti a Catanzaro, Palmi, Cosenza e Arghillà e la carenza di funzionari giuridico-pedagogici pari a 10 unità (presente 1 educatore ogni 100 detenuti), nonché la presenza di tre soli mediatori linguistico-culturali nonostante l'elevata percentuale di detenuti stranieri (in alcune carceri calabresi si rilevano 20 nazionalità diverse)».
Una carenza di risorse che non riguarda soltanto le carceri calabresi. Fattori che compromettono, anche all'interno delle carceri calabresi, la garanzia degli standard internazionali dei diritti umani e la tutela della popolazione detenuti rispetto a trattamenti inumani e degradanti, prevista da norme internazionali oltre che dalla nostra Costituzione.
Si tratta di una piaga che segna tutta l'Italia al punto da essere stata richiamata nel discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella e da essere stata altresì al centro del pellegrinaggio inaugurale dell’anno giubilare del Santo Padre a Roma con l'apertura della seconda Porta santa proprio nel carcere di Rebibbia.
Una carenza di personale che inevitabilmente si ripercuote anche sui percorsi trattamentali, imprescindibili per il fine rieducativo della pena, sulla qualità della vita in detenzione e sulla sicurezza di detenuti e personale.
«Nel 2023 in Calabria - si legge ancora nella relazione - si sono verificati 150 tentativi di suicidi e 4 suicidi e che dal 1° gennaio 2024 al 20 marzo 2024 (in soli due mesi e mezzo) si erano già registrati 2.219 eventi critici, 110 atti di autolesionismo e 25 aggressioni ai danni della Polizia penitenziaria. Al 12 giugno 2024, i tentativi di suicidio erano aumentati da 26 a 78, di cui 44 solo nel carcere di Catanzaro».
Il sovraffollamento
Cosenza il carcere più sovraffollato, al 30 luglio scorso, con 286 detenuti a fronte di 219 posti, seguito da Rossano con 317 detenuti a fronte della capienza di 260 detenuti, dagli istituti reggini: nel carcere Panzera, 220 detenuti a fronte di una capienza di 172 posti e in quello di Arghillà 339 detenuti a fronte di 292 posti. Segue Castrovillari con 162 presenze a fronte della capienza di 119 detenuti. E proprio a Rossano e Arghillà i tentativi di suicidio sono stati rispettivamente 8 e 11, tra il primo gennaio e il 12 gennaio 2024.
La carenza di personale di polizia penitenziaria
I dati più allarmanti sono relativi al carcere di Catanzaro con il deficit raggiunge - 63 unità, al carcere di Palmi, nel reggino, con un deficit di -36 unità, e al carcere di Arghillà sempre nel reggino con – 32 unità. In quello di Cosenza il deficit si attesta sul - 31, mentre nel carcere Panzera di Reggio il deficit è di - 23.
L'osservazione psichiatrica e le rems
Anche il quadro della sanità penitenziaria presenta delle criticità. Spicca in Calabria quello dell'osservazione psichiatrica. Il reparto Argo allestito nel carcere Panzera di Reggio è stato chiuso già nel 2023 senza che alcuna soluzione alternativa sia stata individuata. Le criticità strutturali del reparto, per altro insistente in un istituto penitenziario ormai vetusto e da ammodernare in modo profondo, sono risultate insanabili. Quell'alternativa promessa non si mai concretizzata. La garante dei diritti delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale del comune di Reggio Calabria, Giovanna Russo, ha annunciato di voler approfondire la questione.
Una situazione che sta gravando sull'unica Atms (articolazione di tutela della salute mentale) esistente in Calabria, nel carcere di Catanzaro. Resta, dunque, questo vulnus mentre due sono le residenze in regione, nessuna nel reggino, per l'esecuzione delle misure di sicurezza (rems). Si tratta di strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali (infermi di mente) e socialmente pericolosi, con funzioni terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative, con permanenza transitoria ed eccezionale. A queste strutture possono essere destinati, per esempio, anche i detenuti che, dopo il periodo di trenta giorni di osservazione nel reparto del carcere, siano valutati malati psichiatrici e socialmente pericolosi. In Calabria hanno sede a Girifalco nel catanzarese (39 posti) e a Santa Sofia d'Epiro nel cosentino (20 posti).