L’ufficiale dell’Arma premiato in Prefettura a Palermo. Fu protagonista della lotta alla ’ndrangheta nel Vibonese e nel Reggino e oggi comanda il Reparto territoriale di Gela
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I primi passi da giovanissimo ufficiale al Comando provinciale dell’Arma di Vibo Valentia, vent’anni fa o giù di lì; poi una lunga e intensa carriera, a capo di sezioni investigative e operative ad alto rischio e notevole responsabilità in Calabria e Sicilia. Ora un riconoscimento che rappresenta, per il tenente colonnello Marco Montemagno, comandante del Reparto territoriale dell’Arma di Gela, il segno tangibile dell’attenzione che lo Stato riserva ai suoi figli migliori.
Nella sala di rappresentanza della prefettura di Palermo, intitolata alla memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’ufficiale della Benemerita ha ricevuto il conferimento dell’Ordine al merito della Repubblica. Una decorazione alla sua brillante carriera – ancora in pieno sviluppo – e all’impegno speso non soltanto sul versante della lotta alla grande criminalità organizzata (calabrese e siciliana) ma anche nel campo della (ri)costruzione della coscienza civile attraverso il costante incontro con le nuove generazioni per affidare loro modelli ed esempi di etica sociale e “straordinaria ordinarietà” come veicolo efficace per imboccare il sentiero della legalità da vivere nel quotidiano. A consegnare il riconoscimento lo stesso prefetto di Palermo, Massimo Mariani (già a capo della Prefettura di Reggio Calabria) e il comandante della Legione Carabinieri Sicilia, il generale di Divisione Giuseppe Spina.
Per Montemagno un indubbio (nuovo) traguardo che premia un impegno antimafia concreto e ricco di soddisfazioni professionali, nonostante la giovane età: ad appena 42 anni, il tenente colonnello originario di Catania e calabrese d’adozione, può vantare di aver contribuito a sgominare importanti cosche di’ndrangheta del Vibonese, mettendo poi a segno importanti colpi nel Reggino quando era a capo della sezione “Catturandi” di Reggio Calabria. Esperienze operative e di vita che non sono passate inosservate agli uomini e le donne di quello Stato che ha sempre servito e che, oggi, gli rende merito per il suo impegno.