Andrea è uno dei ragazzi che sta affrontando la fase del reinserimento graduale nella società dopo essere stato nella comunità Fandango di Lamezia
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Andrea, questo il nome di fantasia che gli abbiamo dato, è uno dei ragazzi seguiti dalla comunità terapeutica Fandango, branca della comunità Progetto Sud. Insieme ad altri cinque ragazzi vive in un appartamento del quartiere Bella di Lamezia Terme la cosiddetta fase del reinserimento, quel momento in cui i tossicodipendenti e gli alcolisti che hanno terminato la disintossicazione e lo stadio della comunità, iniziano a convivere da soli sperimentando il loro ritorno alla vita.
Un ritorno non semplice o immediato. Dopo avere passato una vita filtrando emozioni, ostacoli, gioie e dolori con una sostanza e dopo avere passato in media due anni all’interno di una comunità protetti, non è semplice camminare sulle proprie gambe. Sono momenti delicati in cui si gioca la sfida finale, si mette a frutto e in discussione tutto ciò che si è appreso.
«La tossicodipendenza non è un’influenza, non puoi prendere una medicina e farla passare». Di questo Andrea è consapevole ma, allo stesso tempo ci spiega che «è la paura a darti coraggio». Quella sensazione che si prova a riconoscere immediatamente chi ha preso qualche sostanza rivedendo se stessi. Spesso, ci racconta Andrea, «incontrare chi ha lasciato la comunità, chi non ce l’ha fatta, significa vedere personate tornate al punto di partenza. E’ questo fa riflettere, instilla coraggio, la determinazione a non retrocedere di un passo».
Andrea ha iniziato fare uso di droghe leggere ad undici anni, proseguendo poi con quelle pesanti e con l’alcol fino a diventare un alcolista già all’età di 19 anni. Poi l’arresto e l’arrivo in comunità per evitare il carcere fino a maturare in sé la consapevolezza di avere un problema.
Ora lavora, sta ripensando e ricostruendo la sua vita e a breve lascerà la mano della Progetto Sud per iniziare un viaggio tutto nuovo e tutto suo.