VIDEO | Ospite degli studi del Reggino, l’amministratore del borgo gioiello dell'area grecanica spiega il successo di un modello di sviluppo tutto calabrese: «Il punto di svolta a metà anni ‘90»
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Tutte le strade portano a Roma, si dice. Ma chi conosce Bova sa che, talvolta, le strade migliori portano in Aspromonte. In questo borgo millenario, nel cuore dell’Area Grecanica, l’identità non è un ricordo del passato, ma un motore per il futuro. Lo sa bene Gianfranco Marino, vicesindaco di Bova, che abbiamo incontrato per raccontare un’esperienza diventata punto di riferimento per tanti altri centri calabresi: il cosiddetto "modello Bova".
Un percorso iniziato trent’anni fa
Bova è un caso più unico che raro. «Mentre molti centri interni si svuotavano, Bova ha scelto una strada controcorrente», racconta Marino. Il punto di svolta risale alla metà degli anni ’90, quando la Regione Calabria modifica una legge che permette di utilizzare fondi originariamente destinati alla ricostruzione post-terremoto per il recupero del centro storico. «Da lì è partito tutto: la riqualificazione urbanistica, il recupero delle abitazioni, ma soprattutto un progetto culturale e sociale che ha dato nuova vita al paese».
Il connubio pubblico-privato che ha cambiato tutto
Il vero segreto di Bova sta nel lavoro congiunto tra istituzioni e cittadini. «Abbiamo costruito una sinergia tra pubblico e privato, fondamentale per creare sviluppo e attrattività». Un esempio su tutti è il Paliu i 'rritu, manifestazione artistico-culturale che ha riportato attenzione, visitatori e nuove energie nel borgo. Attorno a questo evento sono nate attività di ristorazione, ospitalità diffusa, bed & breakfast. Ma il cambiamento non si è fermato all’intrattenimento: «Abbiamo creato servizi, infrastrutture, opportunità. Abbiamo dato alla gente la possibilità di scegliere se restare».
Un paese vivo, ogni giorno dell’anno
Chi arriva a Bova non trova un borgo da cartolina, ma un paese che vive e lavora. «Non ci interessa se le persone che riempiono le nostre strade hanno la residenza qui o no. Quel che conta è che ci sia vita, movimento, relazioni».
A mantenere questa vitalità, racconta Marino, concorrono realtà come - ad esempio - la cooperativa San Leo, attiva nel trekking e nel turismo naturalistico da oltre trent’anni, e un comparto museale di tutto rispetto: il Museo della lingua greca, il nuovo Museo del costume della Magna Grecia e il Museo di paleontologia dell’Aspromonte. «Un’offerta variegata che unisce cultura, natura, storia e spiritualità».
Bova, ogni giorno dell’anno
A Bova non si viene solo per un evento, ma per vivere un’esperienza. Ogni stagione ha i suoi riti, ogni pietra racconta una storia. «Siamo fieri di quello che abbiamo costruito. Ma siamo ancora più fieri di poterlo condividere. Perché Bova è un luogo da vivere, non solo da visitare».