Natale 2024 è il fulcro in uno dei suoi ultimi collegamenti, padre Domenico Crupi, padre sacrista del Santuario di San Francesco di Paola, ha offerto uno spunto di riflessione parlando ai microfoni di Zigo Zago con Jennifer Stella e Italo Palermo del prossimo Giubileo del 2025 e del profondo significato spirituale del Natale. Il sacerdote ha sottolineato l’importanza di vivere questo periodo non solo come un rito, ma come un’occasione di introspezione e di comunità. (Clicca qui per rivedere la puntata).

«Quest’anno il Natale sarà ancora più speciale», ha affermato padre Domenico, «perché segnerà l'inizio del Giubileo ordinario, che viene celebrato ogni 25 anni nella Chiesa Cattolica». L'anno giubilare, infatti, avrà inizio proprio la notte di Natale, con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro, un simbolo di accoglienza e perdono che ha un forte significato spirituale. «Il Giubileo è molto più di una serie di eventi: è un’esperienza personale che invita a guardarsi dentro, a interrogarsi su ciò che siamo e sul nostro cammino spirituale», ha spiegato il sacerdote.

Il Giubileo: un’occasione di riflessione e rinnovamento

Il Giubileo, come sottolineato da padre Domenico, è un momento che va ben oltre il tradizionale pellegrinaggio verso Roma e le celebrazioni liturgiche. È un’opportunità per ogni credente (e anche per chi si sente lontano dalla Chiesa) di fermarsi, riflettere e vivere la propria fede in maniera più autentica. L’atto di varcare la Porta Santa, simbolo di ingresso in un nuovo cammino di purificazione e perdono, rappresenta il cuore del Giubileo. Un cammino che non è solo fisico, ma soprattutto interiore. «Non è mai troppo tardi per ritrovarsi», ha dichiarato con convinzione padre Domenico, invitando tutti a prendersi un momento di pausa durante le festività natalizie, per rivedere le proprie priorità e per riscoprire la dimensione della comunità, spesso dimenticata nella frenesia quotidiana.

Il Giubileo di quest’anno si aprirà ufficialmente a Roma, ma anche le diocesi di tutta Italia – inclusa la Calabria – vivranno questa esperienza di fede. Tra i luoghi significativi per i pellegrini c'è anche il Santuario di San Francesco di Paola, simbolo di devozione e spiritualità per la regione. «Il 30 dicembre apriremo la Porta Santa anche qui, al Santuario di Paola» ha annunciato Padre Domenico, sottolineando l’importanza di partecipare a questo evento non solo come un rito, ma come un’occasione per ritrovare la propria serenità interiore.

Natale non solo di tradizione ma riflessione sincera

Un altro punto chiave emerso dall’intervista riguarda la celebrazione del Natale, che, come ha ricordato padre Domenico, è spesso un’occasione di incontro forzato tra familiari e amici. In queste situazioni, a volte difficili, il messaggio di apertura e perdono che viene dal Giubileo può davvero fare la differenza. «Il Natale ci invita a fare uno sforzo per vedere l’altro con occhi nuovi, a superare pregiudizi e incomprensioni».

«Magari non siamo sempre in grado di andare d'accordo con tutti, ma il Natale ci ricorda che possiamo sforzarci di vedere gli altri con più comprensione, più ironia, e meno rancore».

Un pensiero che padre Domenico ha voluto rivolgere anche ai giovani, sempre più lontani dalla Chiesa. In un mondo che corre veloce, dove la pazienza e la riflessione sembrano essere virtù dimenticate, il Natale rappresenta un’opportunità per riscoprire il valore del tempo condiviso, dell’ascolto e della serenità familiare.

«Siamo nella generazione dei social, dove tutto è immediato, ma il Natale ci dice che c’è bisogno di tempo per comprendere veramente l’altro e per scoprire il vero senso della vita». Un messaggio che risuona particolarmente forte in un'epoca dove, a volte, il rumore del mondo ci allontana da ciò che è veramente essenziale.

Tra le riflessioni di padre Domenico si è anche parlato della tradizione culinaria calabrese legata al Natale. Le 13 portate tipiche della vigilia, infatti, non sono solo un piacere per il palato, ma portano con sé anche un forte simbolismo spirituale. «Il baccalà, ad esempio, rappresenta il pesce moltiplicato da Gesù nell’Ultima Cena, e le 13 portate sono un richiamo ai 12 Apostoli e a Gesù». Un richiamo alla sacralità del Natale che si intreccia con la cucina, ma anche con la storia del popolo calabrese, che ha sempre vissuto la fede attraverso le piccole cose quotidiane. Anche il pesce, infatti, è simbolo di sacrificio e di umiltà, in sintonia con il messaggio del Natale. Questa tradizione è stata mantenuta nei secoli, soprattutto nelle vigilie, dove si evitava di mangiare carne in segno di penitenza e di preparazione al grande giorno della nascita di Cristo. «Oggi le tradizioni culinarie sono più elaborate, ma il senso rimane quello di celebrare insieme, condividendo non solo il cibo, ma anche il significato profondo della festa».

Nel suo messaggio finale, padre Domenico ha fatto un augurio a tutti: un Natale di pace, di incontro e di rinnovamento. Un Natale che, al di là delle tradizioni religiose e delle celebrazioni liturgiche, ci invita a fermarci, a riflettere su noi stessi, a riavvicinarci agli altri e, soprattutto, a vivere con maggiore serenità i rapporti familiari e sociali. «Viviamo questo Natale come un’opportunità per ripartire. Non solo a livello spirituale, ma anche nelle nostre relazioni. A volte basta uno sforzo per vedere l’altro con occhi diversi».

Il Giubileo 2025, quindi, non è solo un evento religioso, ma un invito a cambiare, a rinnovarsi e a riscoprire i valori universali di pace, perdono e amore. Un’opportunità per tutti, credenti e non, di ritrovare un po' di serenità e di calore umano, proprio nei giorni più significativi dell’anno.