Un equivoco alimentato dalla propaganda che fa credere che possa vaccinarsi il primo che passa. Anche sul rientro in classe degli studenti domina l’ambiguità del presidente facente funzioni che invoca «libera scelta». Ma le regole sono regole
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Probabilmente Spirlì deve credere che dire “Vax day” sia molto figo. Fa molto “offerta irripetibile”, una sorta di Black Friday delle vaccinazioni a cui non si può mancare, salvo poi rammaricarsi di non aver sfruttato l’occasione dei sieri “in sconto”. In realtà, il Vax day della Regione Calabria, spalmato su due giorni, oggi e domani, domenica 25 aprile, altro non è che una giornata della campagna vaccinale come tutte le altre.
Non si vaccina il primo che passa
Non è, infatti, un Open day, cioè una giornata nella quale si può vaccinare anche chi non si è prenotato (o, più probabilmente, non è riuscito a farlo) sulla fantomatica piattaforma regionale, che toglie il sonno a schiere di aspiranti immunizzati, i quali quotidianamente lottano con codici esenzione non riconosciuti e tessere sanitarie scadute. L’illusione che in questi giorni si possa vaccinare «chiunque passi» - come aveva pure promesso, senza pesare adeguatamente le parole, il commissario nazionale per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo – è destinata ad infrangersi contro una realtà fatta di file e assembramenti. Gli stessi che si sono puntualmente verificati oggi, da Vibo Valentia a Siderno, da Cosenza a Crotone. La caccia alla dose non prenotata è scoppiata un po’ ovunque, con inevitabili disagi per chi si è ritrovato ad aspettare sotto la pioggia insieme a coloro che, invece, erano riusciti a prenotarsi.
Vax day, un giorno come un altro
Colpa di chi ci prova comunque, certo, ma anche (e forse soprattutto) della comunicazione ambigua della Regione e del presidente facente funzioni, Nino Spirlì, appunto, che si ostina a definire Vax day queste giornate di accelerazione vaccinale. Non c’è alcun valido motivo, se non quello di alimentare la propaganda, per pubblicizzare oltre misura quella che dovrebbe essere ormai una routine della campagna vaccinale: rientri tra i soggetti che hanno priorità all’immunizzazione in base all’età o alla tua anamnesi, ti prenoti e ti vaccini. Punto.
Invece, Spirlì pompa il Vax day nel tentativo di fare apparire efficiente la Regione Calabria, a fronte di numeri impietosi che continuano a relegarla all’ultimo posto della classifica nazionale, con il 76,8% di dosi somministrate su quelle già consegnate. Nessun altro, in Italia, è sotto l’80% e pure la Sicilia, che di certo non se la passa bene e si attesta sul penultimo gradino, può “vantare” l’81,6% di sieri tolti dal frigorifero e utilizzati.
Mentre il governatore si balocca con le parole, quasi il 42% dei 149.938 ultraottantenni calabresi ancora non ha ricevuto la prima dose del vaccino, contro una media nazionale che supera l’81%. Ma dire Vax day fa molto figo.
Il bluff "democratico" sulla Scuola
Allo stesso modo di quanto sia cool parlare di «democratica libertà di scelta», come ha fatto oggi il facente funzioni nell’ennesimo post social che annunciava la nuova ordinanza regionale emanata per recepire il decreto ministeriale che stabilisce le nuove disposizioni anti-Covid anche in materia di scuola.
Spirlì, da sempre favorevole alla chiusura tout court degli istituti scolastici, non potendo contraddire quanto deciso dal Governo (obbligo di didattica in presenza per almeno il 70% degli studenti), si affida alle parole per scaricare la responsabilità su famiglie e dirigenti scolastici, “raccomandando” (dunque non imponendo) di «favorire la didattica digitale integrata per tutti gli studenti le cui famiglie ne facciano esplicita richiesta».
In nome di quella che definisce “democratica libertà di scelta”, se ne lava le mani e scarica tutto sul mondo della scuola, che ora dovrà affrontare sia l’assalto delle famiglie contrarie al rientro in classe, sia le obiezioni di chi, invece, vorrebbe che i propri figli tornassero tra i banchi, sebbene nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
La decisione di non decidere
Un approccio paradossale quando si fa riferimento al nodo del rientro a scuola, perché non c’è nulla di “democratico” nella scelta di non scegliere. Perché qui la verità è che non sta “scegliendo” proprio nessuno. Non sceglie Spirlì che “democraticamente” demanda ad altri decisioni che non trova la forza di contraddire o confermare. Non sceglie la scuola che, tranne qualche rara eccezione, “democraticamente” accetta la raccomandazione di Spirlì di favorire la Dad senza neanche entrare nel merito dei motivi per cui viene richiesta. Non scelgono neppure le famiglie, che di fronte all’imbarazzante traccheggiamento delle Istituzioni decidono che è meglio tenersi i figli a casa, tanto ormai l’anno scolastico è agli sgoccioli.
Bailamme desolante
In questo desolante bailamme ciò che viene da tutti “democraticamente” ignorato è il concetto di dovere. Quello di Spirlì di rispettare una direttiva nazionale senza buttare benzina sul fuoco. Quello della scuola, che a quella direttiva si dovrebbe adeguare favorendo il rientro in classe dei ragazzi senza perdere un minuto in più. Quello delle famiglie di far comprendere ai ragazzi che democrazia non significa che ognuno possa fare come crede, ma significa rispetto delle regole ed assunzione di responsabilità.
Qualunque decisione adotteranno i singoli dirigenti scolastici - permettere o meno la didattica integrata - scontenterà una parte, aprirà infinite discussioni nelle stesse famiglie e, in sostanza, continuerà a minare ogni certezza. Un copione che si ripete, dopo che, alla fine di gennaio, la stessa “raccomandazione” era contenuta in un’analoga ordinanza firmata da Spirlì. Insomma, è ancora e sempre Fuffa day.
degirolamo@lactv.it