Come poteva essere immaginabile: i cinque quesiti referendari sulla Giustizia non hanno raggiunto il quorum costituzionale previsto, ossia il 50% degli aventi diritto al voto, l’affluenza alle urne si è fermata ad un misero 20,9% circa. Fabrizio Criscuolo, docente di Diritto Civile Università Sapienza, Piero Badaloni, giornalista, Antonello Colosimo, consigliere Corte dei Conti, Maria Chiara Ruzza, presidente del Movimento Forense Roma, hanno offerto interessanti approfondimenti e riflessioni sul tema in oggetto dello Speciale Piazza Parlamento.

«Il sistema elettorale non è attuale - ha dichiarato Fabrizio Criscuolo - e quindi cerca la strada del “campo largo”, come fa Letta, poiché è l’unica via possibile per ottenere qualcosa. Anche se senza programma orientativo è difficile trovare un punto d’incontro tra i vari partiti. Bisogna puntare di più sull’informazione digitale come in Inghilterra e negli Stati Uniti, dato che la disinformazione dei social spesso viene appositamente usata per disorientare le masse».

In particolare, Piero Badaloni ha parlato di “frammentazione del sistema politico”, come elemento e caratteristica che «Poteva assumere molta più importanza nel periodo in cui si avevano forti ideologie e valori, a differenza di oggi che l’offerta politica rende poco evidente la differenziazione delle proprie ideologie. Del resto, la politica è lo specchio della società e risente naturalmente del momento di crisi culturale».

Antonello Colosimo ha spiegato un po’ di storia sull’istituto dei referendum, in modo far meglio comprendere la situazione attuale: «L’istituto dei referendum era previsto dai costituenti come un istituto particolare, intanto noi conosciamo due referendum uno abrogativo e uno confermativo. Quello abrogativo è preso dall’art. 75 ed è quello che abbiamo avuto in questi anni dal 1974 al 2022. Sono stati circa settanta i referendum che si sono tenuti. Non è vero che la gente non partecipa al referendum, perché molti referendum sono stati pure accolti, abrogando le norme che erano sottoposte ad abrogazione. Il problema è che questo istituto era un istituto considerato eccezionale, perché il principio è che le Camere funzionino, i parlamentari facciano il loro dovere, le leggi siano chiare e ci sia, quindi, una scorrevolezza nella vita democratica tale che non richieda modifiche se non dagli stessi parlamentari. Quando si ricorre al corpo elettorale per far fare a loro il mestiere per cui i parlamentari sono pagati c’è già qualcosa che non funziona».

Maria Chiara Ruzza ha affermato «Ci dovremmo chiedere perché i cittadini non sono così fiduciosi nel sistema politico. Probabilmente perché il più delle volte tendono a non confidare molto in quella che è la prefunzionalità degli avvocati e nemmeno in ciò che è l’esercizio della giustizia da parte dei magistrati. Perciò, credo che tanto gli avvocati quanto i magistrati dovrebbero “coprirsi il capo di cenere” e capire che non possono sottrarsi alla loro missione principale, che è quella di avvicinare di più i cittadini alla giustizia, perché spesso questa virtù sociale non rispecchia l’ideale di un “ordine equo dei rapporti umani”, a causa del fatto che dovrebbe essere probabilmente esercitata meglio da entrambe le parti».

La puntata integrale di Piazza Parlamento disponibile anche su LaC play.