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Manca poco all’elezione del nuovo Provinciale dei Cappuccini della Calabria e Padre Giovambattista Urso, per nove anni Ministro Provinciale dei Cappuccini della regione, ci lascia con un augurio e un invito: “essere sempre più “frati” nella consacrazione al Signore: è questa la priorità. E poi la sfida della spiritualità, della preghiera: più viviamo di spiritualità, più proponiamo la spiritualità, più siamo aderenti al nostro carisma e diamo una testimonianza di fede credibile e coerente per avvicinare le donne e gli uomini di oggi a Gesù”. Il secolarismo imperante non consente di attendere a braccia conserte che qualcosa migliori. “Siamo chiamati a evangelizzare”.
E il frate cita San Francesco D’Assisi: “predicare il Vangelo con semplicità, con virtù e vizi, essere pellegrini e forestieri nel nostro tempo”. E poi ribadisce che la priorità di un frate “è il suo essere consacrato al Signore, non a delle persone, non a delle comunità. Il nostro primo riferimento è a Gesù, la nostra consacrazione è stare con Lui, anche quando la Chiesa ci chiama a servire in particolari realtà e contesti. Per questo è utile quella mobilità prevista dalle nostre regole che vede noi frati spostarci da un convento all’altro ogni sei anni. Poi è normale che si creino legami di affetto e di amicizia. Ma sia i frati sia i fedeli sanno che siamo chiamati a servire la Chiesa universale”.
Nella nostra regione oggi ci sono 12 conventi cappuccini e 60 frati, di cui due in missione in Africa. I frati svolgono servizio di assistenza spirituale in diversi ospedali e case di cure e a Cosenza hanno dato vita a una grande struttura chiamata “Casa San Francesco” per l’accoglienza delle persone povere, dove ogni giorno oltre un centinaio di persone trovano un pasto caldo e un letto per dormire la notte. A Padre Giovambattista Urso da San Giovanni in Fiore, nominato dalla Curia Generale nel 2008 e poi eletto Provinciale nel 2011 e nel 2014 dai Cappuccini calabresi, è toccato il compito gravoso di guidare i primi anni da quando le due Province prima esistenti, la Provincia di Cosenza e la Provincia di Catanzaro - Reggio Calabria, sono state unificate in un’unica Provincia di Calabria.
Non è stato semplice per Padre Urso mettere insieme due realtà e due stili diversi. “Abbiamo cercato di camminare e di stare insieme. Non è stato semplice. Siamo sempre più pochi e sempre più anziani. Basti pensare che abbiamo avuto solo dieci professioni perpetue di cui solo otto sacerdoti. Questo non può non avere delle ripercussioni. Penso in primo luogo alle tante persone che hanno bisogno di Dio, che vorrebbero avviare dei dialoghi spirituali. C’è tanta gente che bussa alle nostre porte non solo per esporre dei bisogni materiali, ma soprattutto per parlare, per interrogarsi sul senso della vita”.
E Padre Giovambattista nella sua instancabile missione ha provato a smuovere qualcosa anche per fronteggiare il calo drastico di vocazioni. E’ stato creato un Centro di accoglienza a Chiaravalle, per dare la possibilità ai giovani di vivere l’esperienza della vita fraterna, e la pastorale vocazione francescana itinerante, per aiutare i giovani a capire la propria vocazione nella vita, quale essa sia. “I giovani – dice Padre Giovambattista – si allontanano dalla Chiesa perché tante volte anche noi come Chiesa non siamo capaci di dare testimonianze forti e valide. Manca poi il ruolo decisivo della famiglia nell’educare i ragazzi alla fede. E una società secolarizzata, dove si è abbassato drammaticamente il livello di cultura cristiana. E’ evidente che far innamorare i giovani di Dio è una sfida fondamentale per noi frati e per tutta la Chiesa”.
“ La società di oggi ha bisogno di ritornare all’origine, al Vangelo". Questo per Padre Giovambattista passa attraverso la spiritualità di Francesco d’Assisi. Il frate ricorda anche l’operato di Papa Francesco che “con la sua schiettezza e i suoi metodi, non sempre capiti e condivisi da tutti anche nella Chiesa, ci riporta al cuore del Vangelo. Ci ricorda di imitare Gesù, stare con i poveri, amare come ha amato Lui. Questa è stata anche la vita di Francesco d’Assisi, di cui Bergoglio ha voluto riprendere il nome. Bisogna seguire il Vangelo sine glossa, senza compromessi e accomodamenti”.
Rosaria Giovannone