Il professore nativo di Cosenza: «Impossibile non amarla e non amare la gente di Calabria. Tornerei? Forse. Magari per giocare un ruolo di senior»
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Ma chi è Paolo Nucci? E perché di lui negli ambienti medico scientifici si parla così tanto e così bene?
La moglie Betty lo definisce «irrequieto, impaziente, infaticabile e curioso». E a questo ci sarebbe da aggiungere che il cosentino Paolo Nucci è senza dubbio un uomo e un professionista generoso ed entusiasta. Medico, scrittore e accademico, professore ordinario presso l'Università Statale di Milano; nato a Cosenza poco più di 60 anni fa, è oculista e divulgatore scientifico. Insegna malattie dell'apparato visivo presso l‘Università degli studi di Milano. Dopo essersi specializzato in oftalmologia nel 1988 ha perfezionato le sue competenze professionali con un fellowship in oftalmologia pediatrica presso l’università di Chicago nel 1989.
È autore di più di 200 pubblicazioni indicizzate su PubMed che coprono tutto l’ambito delle scienze della visione, in particolare nel settore delle patologie dell’infanzia, campo nel quale ha anche al suo attivo 8 monografie scientifiche.
Il professore ama la chiarezza: «Io sono prima di tutto uno che spiega le cose», e questo sia quale docente, sia perché da medico ha sempre avuto il faro di suo padre che parlava con grande dedizione e chiarezza al paziente.
Paolo Nucci e la Calabria, ovvero un rapporto da approfondire: «È un pensiero, dimenticato per molti anni che riaffiora ed è pesante più passa il tempo. Oggi vivo tutto il mio passato, infantile e adolescenziale senza percepire alcuna sensazione negativa che di sicuro c’era, perché io ho scelto di andarmene. Tornerei? Forse. Magari per giocare un ruolo di senior, come ho scritto sul Corriere della Sera poco tempo fa, un’attività pro bono che credo che i medici dovrebbero esercitare dopo il pensionamento».
Non tutti sanno che Cosenza nell’oculistica vanta una storia importante.
«Beh si, a mia memoria Cesare Quintieri e suo figlio Maurizio, Luigi Barca che ha fatto scuola e dopo aver conquistato Firenze, Cagliari poi Pisa, è mancato prematuramente, non senza però lasciare validissimi allievi e un figlio che tiene alto il suo nome, tra questi Stano Rizzo, altro cosentino DOC, ordinario alla Cattolica di Roma. Diciamo pure che anche a livello internazionale non siamo invisibili. E poi c’è una nuova generazione di brillanti oftalmologi che spero abbiano più coraggio di noi e non lascino questa terra».
Di Paolo Nucci, fiero professore universitario da più di 20 anni, c’è anche da raccontare la sua attività, la sua Clinica Universitaria, fra numeri e interventi particolarmente importanti.
«Mi occupo dì oftalmologia pediatrica, strabismo e neuroftalmologia e l’attività chirurgica è molto impegnativa e stressante, più di 500 procedure chirurgiche all’anno sui piccoli pazienti è un fardello di responsabilità non sempre facile da sopportare, ma è la didattica ciò a cui non saprei rinunciare».
E il prof Nucci a un certo punto ha deciso di puntare tutto sui giovani...
«Con orgoglio dico che tutti i miei allievi sono diventati più bravi di me e vivo questo per fortuna senza invidia e gelosia, sono per me davvero una medaglia. Sì, ho fatto scuola e, in Italia, ci sono un bel po’ di oculisti che in verità mi hanno restituito molto più di quello che ho dato loro in termini di competenze, di confronto e di stima. Oggi sono loro che mi coccolano e proteggono».
La sanità in Italia. Il Covid sembra aver fatto danni irreparabili. Anche su questo Paolo Nucci ha le idee chiare...
«Sì, ci ha però permesso di aprire gli occhi sulla necessità di cambiare quella che è stata per un decennio (dal 1978 al 1988) la migliore sanità del mondo. Peccato che la politica, quella clientelare e incompetente sia riuscita a schiacciare il buono che c’era e a non farci percepire l’urgenza di riformare radicalmente un sistema che non teneva e non tiene più. Oggi se non si mette mano alla riforma del territorio (che deve sgravare gli ospedali), ai contenziosi (che fanno crescere la medicina difensiva e levitare i costi) e a rivedere i compensi (modetissimi) dei medici ospedalieri, il pubblico sarà sempre meno ambìto».
E la Calabria: «Impossibile non amarla e non amare la gente di Calabria. Spero che mi dia, sempre più, il destro per sostenere che è ritornata terra operosa e pro-attiva, che non ama le scorciatoie e che il suo popolo è indomito e dedito al sacrificio. Segni del cambio di rotta li ho percepiti negli ultimi anni».
E poi ci sono i ricordi lche resistono tutta la vita: «Ho in memoria prima di tutto gli odori, tutti, anche i più comuni e innocenti che risvegliano una memoria struggente. I sapori della frutta e dei pomodori. I “cuddrurieddri”, che Betty fa quasi meglio di mia madre e non mancano mai la viglia di Natale. Poi per me Cosenza sono i miei fratelli, Sergio e Alessandra, che sono il profondissimo legame di sangue e terra che mi accompagnerà sempre».
In rete si contano decine e decine di valutazioni sul prof Nucci. Silvia...
«Ha sottoposto ad intervento chirurgico mio figlio, restituendogli il suo sguardo ed il suo sorriso. Non finirò mai di ringraziare il Prof. Nucci”. Monica: “Dalila era cieca. Completamente. Cataratta congenita bilaterale. Totale. Su tutti e due gli occhi. Operata a tre mesi di vita. Io, come mamma, ero disperata. Oggi ha 15anni. Ha una vita normale. Corre. Studia. Va agli scout. Forse non guiderà la macchina. Ma vede il mondo, magari non nitidissimo ma abbastanza bene ed è felice».
Il prof Nucci prima di essere uno stimatissimo medico, oculista e professore, è un uomo perbene, umile, generoso, onesto. Qualità non che non si trovano facilmente in chi raggiunge vette importanti. La Calabria ora lo aspetta, perché ha bisogno di uomini come lui.