Bruxelles e Mosca, Roma e Palermo. Nella data del 9 maggio si intrecciano storie di ieri e di oggi che dal nostro Paese, che oggi ricorda le vittime del terrorismo nel nome di Aldo Moro e che rievoca la coraggiosa ribellione contro la mafia di Peppino Impastato, si spingono fino al cuore adesso tormentato dell'Europa, che si appresta a vivere il 75° giorno di guerra (più che annunciata) in terra ucraina

Bruxelles e Mosca - 9 maggio 2022

Teatro di bombardamenti e di propagande, in Ucraina ancora si consuma quella che Putin definisce un'operazione militare speciale e che l'Occidente vede per ciò che è, l'invasione russa di un paese sovrano. Una giornata che dovrebbe unire l'Europa in cui nel 1945 il nazifascismo fu sconfitto anche dalla Russia, in cui furono poste le fondamenta dell'Unione, invece separa, quest'anno in modo più cruento e doloroso.

Se infatti l'Europa oggi celebra il ministro degli Esteri francese Robert Schuman e il suo storico discorso preludio dell'Integrazione, tenuto a Parigi il 9 maggio 1950, dal 2005 il presidente Vladimir Putin ha reintrodotto la parata nella piazza Rossa di Mosca per celebrare il Giorno della Vittoria in cui anche la Russia sconfisse le truppe tedesche, concludendo la Grande guerra patriottica, come i russi chiamano la Seconda Guerra Mondiale che costò la vita di 27 milioni di sovietici. Una parata alla quale il presidente russo, quest'anno, non solo non rinuncerà nonostante la guerra in atto in Ucraina ma che, proprio nel segno di questo dramma, assumerà anche dei connotati ancora più marcati di sfida aperta all'Occidente (Zapad) e alla stessa Europa.

Roma e Palermo - 9 maggio 1978 

Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, uomo politico, statista di arguto spessore, uno dei padri della Costituzione, due volte Presidente del Consiglio dei Ministri, quattro volte ministro della Repubblica, ininterrottamente deputato dal 1946 fino alla morte segretario e poi presidente del partito della Democrazia Cristiana.

Nel 1978 Giovanni Leone si dimette dalla massima carica dello Stato Italiano per le accuse relative allo scandalo Lockheed e Sandro Pertini, partigiano della Resistenza e padre costituente, viene eletto presidente della Repubblica. Giulio Andreotti è al secondo mandato della presidenza del Consiglio dei Ministri.

L’assassinio di Peppino Impastato, giornalista palermitano e militante nella Nuova Sinistra, ribellatosi alla sua stessa famiglia e anima di un'appassionata e coraggiosa attività politica-culturale antimafiosa, fondatore di Radio Aut, radio libera e autofinanziata, attraverso la quale denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi, candidato, nei giorni dell’esecuzione mafiosa, nella lista di Democrazia Proletaria in lizza per il Consiglio Comunale della sua Città.

Dunque Brigate Rosse e Cosa Nostra le due piaghe che, in quel frangente, contemporaneamente manifestarono nel nostro Paese la loro portata distruttiva, guidando la mano di due barbari omicidi nello stesso giorno. La strategia della tensione, culminata, ma non esauritasi, con i fatti di piazza Fontana nel dicembre 1969, gli anni di Piombo e l’attacco al cuore dello Stato, sferrato con spietatezza, e la mano atroce e violenta della Mafia negli anni immediatamente precedenti all'ascesa cruenta di Toto Riina. Le prime smantellate negli anni Ottanta, non senza aver mietuto negli anni che seguirono altre vittime, l’altra ancora infestante e distruttiva.

Aldo Moro e le Brigate Rosse

A Roma, la tragedia cominciò a consumarsi il 16 marzo in via Fani quando, al momento del sequestro, persero la vita, gli agenti della scorta dell’onorevole Moro, Oreste Leopardi, Raffaele Jozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera, Domenico Ricci. Dopo una prigionia di 55 giorni, il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato il 9 maggio nel cofano di una Renault 4 a Roma, in un luogo fortemente simbolico: via Caetani, vicino a Piazza del Gesù (sede nazionale della Democrazia Cristiana) e a via delle Botteghe Oscure (sede nazionale del Partito Comunista Italiano), i due partiti che stavano dialogando per governare il Paese.

Che i comunisti governassero, seppure in nome della solidarietà nazionale, non sarebbe stato contemplato all'indomani della Guerra. Solo in quegli anni si andava verso la neutralizzazione della cosiddetta conventio ad excludendum del Pci dalle maggioranze di governo nazionale, per preservare gli equilibri tra Occidente e Blocco Comunista, rappresentato dall'Unione Sovietica. Complici il compromesso storico e il clima nel quale Enrico Berlinguer, segretario generale del Partito Comunista e Deputato della Repubblica, indipendente da Mosca, dialogava con Aldo Moro presidente del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana e anche lui deputato della Repubblica. Tutto ciò nell'interesse di un Paese che necessitava di riforma sociali urgenti. Berlinguer e Moro erano i principali fautori di questo dialogo e dell'avvicinamento delle forze politiche che rappresentavano.

Un clima di mediazione di opposta e inconciliabile ispirazione rispetto a quello delle Brigate Rosse, organizzazione terroristica di estrema sinistra, maggiore gruppo di avanguardia rivoluzionaria, che operò in Italia fin dall'inizio degli anni Settanta e fino agli anni Ottanta, attraverso una struttura in cellule con organizzazione politico-militare responsabile di atti di guerriglia urbana e lotta armata, quali il sequestro e l’uccisione di politici, magistrati e giornalisti. Lo scopo era quello di sostituire lo Stato imperialista con una Democrazia popolare espressione della dittatura del proletariato e del Comunismo. Il periodo del loro smantellamento coincise proprio con l'avvio del processo per il delitto Moro negli anni Ottanta.

Peppino Impastato e Cosa Nostra

Sempre il 9 maggio venne, infatti, ritrovato in fondo all’Italia, a Cinisi in provincia di Palermo, il corpo dilaniato di Peppino Impastato, assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio. Il suo corpo, con una carica di tritolo, venne fatto esplodere posto sui binari per inscenare un suicidio. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi si sarebbero recati alle urne e avrebbero votato ugualmente per lui, eleggendolo. "Rivoluzionario e militante comunista, assassinato dalla mafia democristiana", è ciò che si legge sul suo epitaffio.

Ci vollero 23 anni prima che Vito Palazzolo fosse condannato a 30 anni di reclusione; ce ne vollero 24 prima che una condanna all’ergastolo, come mandante di quest’omicidio, colpisse Gaetano Badalamenti. Ciò accadde solo nel 2002. Il comune di Cinisi, la regione Siciliana e Felicia Bartolotta, si erano costituiti parti civili nel processo. La morte ha colto il boss nell’aprile del 2004. 

Nel dicembre si spense anche Felicia, prima madre a costituirsi parte civile nei processi di mafia e ardente custode dell'impegno di Peppino. Sopravvissuta a quello che le lasciarono del figlio, lei difese la sua memoria per il resto della vita.

Così quello stesso 9 maggio 1978 avvenne il ritrovamento di entrambi i cadaveri a Roma e, nel cuore di Palermo, a Cinisi. Tuttavia ciò che subito rimase impresso fu il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. Le ragioni sono molteplici e non afferiscono solo al diverso peso mediatico che allora assunsero la morte freddante di un uomo di Stato e la bomba dilaniante il corpo di un giornalista siciliano coraggioso. La differenza sta nella mano e quella delle Brigate Rosse era molto più pressante sull’opinione pubblica dell’Italia di quanto non lo fosse - con il senno di poi, ciò del tutto ingenuamente - quella della Mafia.

Appalti truccati, contrabbando di sigarette e traffico di stupefacenti, così Cosa Nostra in Sicilia e fuori accumulava profitto, avvinghiandosi ad ogni potenziale di sviluppo e ricchezza per piegarlo ai propri interessi. Eppure la matrice mafiosa del delitto Impastato (seppure attribuito a ignoti), dovette aspettare 6 anni, prima di essere ufficializzata in una sentenza firmata da Antonino Caponnetto nel 1984, sulla base delle indicazioni del consigliere istruttore del primo pool antimafia istituito presso il tribunale di Palermo, Rocco Chinnici, anche lui assassinato da Cosa Nostra nel 1983.