Al secondo piano di un palazzo nobiliare di Tropea, nel cuore del centro storico della Perla del Tirreno, ha vissuto don Francesco Mottola. La sua casa è uno scrigno di cimeli. Un luogo di culto, intriso di testi, poesie e oggetti sacri che presto diventerà un museo. Lucia Amato è una delle oblate del Sacro Cuore più anziane. È lei che ci apre le porte della casa natale di Don Mottola, dove ogni cosa sembra essere rimasta al suo posto. Solo alcune stanza sono state svuotate per allestire una mostra dedicata al venerabile. 

I mobili antichi di legno intagliato e i testi custoditi nella libreria. Sulle pareti la foto dei genitori e dei fratelli, che in questa casa hanno vissuto e le immagini sacre di Cristo, al quale Don Mottola si è ispirato. Il prete degli ultimi è stato definito. Perché ai «nuju du mundu» ha dedicato la sua vita, prima offrendogli un pasto caldo, poi aprendo le case che oggi continuano ad offrire un tetto sicuro ai bisognosi. 

La casa della carità di Tropea è solo una delle tante realtà create dal sacerdote che anche dopo la sua morte continuano a vivere e a dare conforto. Nel suo studio, dove riceveva i fedeli e giovani assetati di sapere, ci sono ancora le due macchine da scrivere che utilizzava la sorella, essendo lui paralizzato a seguito di una paresi. A lei dettava i suoi messaggi, le sue poesie, anche quella sul mare. Quel mare che maestoso si scorge dalla sua finestra. Una veduta quasi celestiale che ha ispirato molti suoi scritti. 

Il suo essere è racchiuso nella frase: «Eccomi eccomi tutto», che pronunciò alla vigilia del suo sacerdozio e che don Mottola l’ha ripetuta sul letto di morte avvenuta il 29 giugno 1969 all’età di 68 anni. Una frase incisa davanti all’ingresso della sua abitazione. A lui si devono diversi miracoli ma il prodigio più grande Don Mottola lo ha compiuto togliendo dalla  strada centinaia di senzatetto. Malato, ha continuato a diffondere la parola di Cristo. Una missione che lo innalzerà beato il prossimo 10 ottobre prossimo nel corso di una solenne celebrazione eucaristica che si svolgerà nella sua città natale. Una data attesa con grande gioia dalla famiglia degli oblati e dai tantissimi figli spirituali del sacerdote, come conferma Angela Falsetta: «Don Mottola ha lasciato una grande eredità. Il suo era un modo integrale di vivere la fede».