La solitudine dei “cittadini primi”. Una prima chiave di lettura della “solitudine” dei primi cittadini di fronte a stragi ed enormità come quella di Steccato di Cutro e dei fenomeni legati a migrazioni e guerre, la si potrebbe ricavare anche dalle modalità con cui il ministro dell'interno Matteo Piantedosi è giunto a Crotone per portare dei fiori sulla tomba di Alì, il neonato morto nel naufragio di Cutro che è sepolto al cimitero di Crotone.

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Piantedosi, nel suo giro, accompagnato dalla Prefetto e dal Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha fatto avvisare i sindaci di Crotone e Cutro, Vincenzo Voce e Antonio Ceraso, solo all'ultimo momento della visita.

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Così come narra il primo fortunatissimo romanzo di Paolo Giordano, divenuto anche film, le vite parallele di Alice e Mattia attraverso le vicende spesso dolorose che ne segnano l'infanzia, l'adolescenza e l'età adulta, anche Voce e Ceraso, diventano protagonisti e comparse dei loro destini, e di conseguenza, dei destini dei loro cittadini, in funzione di vite (distrutte) e paradigmi politici (imperanti) che consumano riti e risorse istituzionali che, fino al momento prima dei loro accadimenti, nemmeno conoscono.

«Noi, quasi sempre, non sappiamo nemmeno quando ci sono stati degli sbarchi - specifica il primo cittadino di Crotone quando gli chiediamo un bilancio del primo anniversario dalla strage di Cutro - se non hanno risvolti di cronaca o minori non accompagnati, non ne abbiamo contezza nemmeno dopo».

Non lo riferisce con note di polemica, che pure non aveva fatto mancare nell’immediatezza dei fatti per il mancato arrivo di Giorgia Meloni.

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Ma ha certamente voglia di ribadire il concetto che a suo avviso «prima di discutere ed organizzare qualsiasi iniziativa politica o istituzionale - sottolinea con fermezza - c’è da andare a salvare chiunque arrivi dal mare, senza distinzioni e specificazioni, dopo, e solo dopo, si può discutere di quanto sia complicata la materia e noi presìdi territoriali dello Stato, possiamo fare pochissimo se non cercare di dare minimi contributi nelle immediatezze, come la sepoltura che abbiamo dato ad Alì o l’organizzazione di un soccorso logistico ed emotivo come quello allestito al PalaMilone che solo il presidente Mattarella, con un silenzio assordante, ha avuto capacità di rappresentare».

E se Voce tiene anche a ringraziare il terzo settore e la macchina dei servizi sociali, l’altro primo cittadino di Cutro, Antonio Ceraso, dopo l’impatto devastante delle salme “raccolte” sulle rive del suo mare a Steccato, si è comunque trovato a dover gestire la deviazione del governo nel post polemica Meloni-Voce. «Se questa immane problematica non è risolta da decenni - puntualizza subito il sindaco di Cutro - è ancora più evidente che non servono polemiche politiche, è l’Europa che deve affrontarla». Poi rivendica l’ottimizzazione di un percorso che aveva avviato, comunque, prima dello scorso 26 febbraio «noi abbiamo una comunità marocchina che abbiamo sempre accolto anche con la facilitazione della costruzione della loro moschea e con interlocuzioni istituzionali importanti, che ovviamente sono cresciute in quei drammatici giorni, tanto che salme e riti, li abbiamo fatti gestire all’Imam ed alle ambasciate e consolati».

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Anche in questi giorni di commemorazione ci sarà una divisione e una solitudine delle giornate di memoria e cordoglio con l’evidente “spartizione” di quelle che si consumano a Crotone tra sabato e domenica (che termineranno comunque sulla spiaggia di Steccato con la veglia), e quella di lunedì che vedrà protagonista il sindaco di Cutro nell’accogliere le iniziative della Regione Calabria.