Ogni due settimane Francesco Alfarano arriva nella capitale finanziaria del Paese con il suo carico di prodotti appena raccolti: «Mi chiedono soprattutto arance e mandarini, gli emigrati invece prendono di tutto»
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Francesco Alfarano ogni due settimane arriva da Grotteria, piccolo centro della vallata del Torbido nel Reggino, a Milano, tra i grattacieli di Porta Garibaldi, con un meraviglioso carico di prodotti calabresi profumati e appena raccolti. Ha le patate silane, i ceci di Crotone, le clementine di Caulonia, i cedri di Santa Maria del Cedro, le cipolle di Tropea. E poi olio, vino, limoni, arance e tutto quello che la sua terra di origine produce.
Un simbolo di un passato che ancora esiste e resiste, nonostante i centri commerciali e l’e-commerce. Una vita di sacrifici, di partenze all’alba, vendite e ritorni, ma anche di grande dignità, cultura del lavoro e spirito di servizio. «I milanesi mi chiedono soprattutto arance e mandarini – racconta Francesco – mentre i calabresi emigrati prendono di tutto. Io di mio produco olio e salsa di pomodoro». Ha una parola e un saluto per tutti i passanti che ricambiano volentieri e, ancora più volentieri, si fermano a chiacchierare.
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