Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995, era in viaggio verso la Liguria per acquisire informazioni utili alle indagini sulle presunte imbarcazioni con carichi pericolosi affondate nei mari calabresi. Il decesso del militare avvenuto in circostanze mai chiarite
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Sono trascorsi 28 anni trascorsi dalla morte del capitano di Fregata, Natale De Grazia, appassionato di mare e natura e arguto e coraggioso inquirente. Elemento di punta del pool ecomafie della procura di Reggio Calabria, era collaboratore del sostituto procuratore Franco Neri. Morì nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995, in circostanze ancora oggi mai pienamente chiarite. Aveva 39 anni ancora da compiere.
Nessuna verità e nessuna giustizia per Natale De Grazia a distanza di quasi trent’anni. Una Medaglia d'oro al valor di Marina alla memoria e tanti tributi ma solo dopo vent’anni e un’inchiesta parlamentare è stato riconosciuto vittima del dovere.
Anna Vespia, rimasta vedova all’età di trentasei anni, con due figli piccoli, Giovanni e Roberto, non sapeva che dopo quella sera, salutandolo prima di una missione molto delicata in Liguria, non lo avrebbe più rivisto. Non sapeva che non avrebbe rivisto il suo grande amore, il suo compagno di vita fin da giovanissima e di cui fin da subito aveva condiviso l’incontenibile passione per il mare.
Reggio Calabria ricorda il capitano De Grazia, morto 25 anni fa durante le indagini sulle navi dei veleni
Quella morte improvvisa e ancora misteriosa
Natale De Grazia era scrupolosamente impegnato nelle indagini sulle presunte navi dei veleni affondate con carichi pericolosi anche nei mari calabresi e sui presunti traffici connessi.
Quella sera, durante il viaggio verso La Spezia, a Nocera Inferiore, nel salernitano, fu colto da un malore che gli stroncò la vita.
Il tutto avvenne in circostanze mai pienamente chiarite, mentre si stava recando dalla Calabria alla Liguria per attività investigative legate proprio a quelle indagini sulle Navi a perdere. Un infarto lo avrebbe colto, nonostante la tempra forte e il vigore dell’età.
«Mio marito non si sarebbe fermato»
«Non so cosa sia successo davvero quella notte né ormai ho più fiducia che lo saprò mai. So, però, che Natale non si sarebbe fermato e che qualunque cosa stesse cercando, certamente l’avrebbe trovata». È rimasta lucida in questi anni l’analisi della moglie Anna Vespia. Un’analisi anche coerente, purtroppo, con un tragico epilogo che a distanza di ventotto anni resta ancora avvolto nel mistero. Natale De Grazia sarebbe arrivato a svelare quelle verità negate e inabissate degli affondamenti dolosi di navi con carichi sospetti sui quali stava indagando.
Le indagini sulle navi a perdere
Numerosi elementi utili a queste indagini, che in realtà intrecciano tante storie misteriose, sono contenuti nella relazione della commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti del 2013. Tra gli atti della Commissione anche una perizia nella quale si legge che il suo decesso non avvenne per cause naturali.
La relazione contiene preziosi riferimenti alle indagini condotte dallo stesso capitano reggino, gli appunti e i resoconti della sua intensa attività investigativa, anche lontano dalla Calabria, per ricostruire quanto stava avvenendo anche nei mari calabresi.
L’indagine reggina, tuttavia, venne archiviata nel 2000. Cinque anni dopo la sua morte avvenuta in circostanze mai chiarite.Tra i documenti rinvenuti da sue perquisizioni, per esempio, anche altri appunti/ progetti preventivi relativi a navi che dovevano essere attrezzate, adattate o acquistate. Tra esse anche la motonave Jolly Rosso, spiaggiatasi in circostanze sospette ad Amantea, nel cosentino, il 14 dicembre 1990. Rinvenuto anche un appunto riferito all’affondamento presunto, ma al quale non è mai seguita alcuna attività di ricerca, della motonave maltese Rigel, che sarebbe “scomparsa”, al largo di Capo Spartivento nel reggino, il 21 settembre 1987.
Le indagini di Natale De Grazia e quelle di Ilaria Alpi
Un filo rosso unisce la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994 a quella del capitano reggino Natale De Grazia. Proprio in occasione delle indagini della procura reggina emersero legami tra l’affondamento dell’imbarcazione Rigel e l’omicidio della giornalista del tg3 e l'operatore di riprese. Tra quei documenti rinvenuti durante le perquisizioni anche il certificato di morte di Ilaria Alpi poi acquisito nel fascicolo d'indagine reggino, salvo poi essere sottratto e scomparire nel nulla.
Una perdita incolmabile
«Oggi, forse, più che la verità e la giustizia, che non credo saranno mai raggiunte relativamente alla sua morte e ai carichi sospetti sui quali indagava - racconta la moglie Anna Vespia - mi mancano la vita e le gioie che non abbiamo potuto condividere e che ci sono state negate. La gioia di crescere i suoi figli, che da lui hanno ereditato il grande amore per il mare e per la natura, e quella di diventare nonno. Resta un ricordo vivo, che tiene la sua famiglia profondamente unita. Un ricordo che è ancora capace di sostenermi nei tanti e quotidiani momenti di difficoltà».