Una passeggiata nel maestoso bosco secolare con la manager che da 6 anni gestisce l'importante sito naturale nel cuore della Sila
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Unico nel suo genere, questo maestoso bosco secolare nel centro della Calabria sopravvive intatto dal Seicento all’ombra dei suoi imponenti “patriarchi”, che danno origine a un grandioso spettacolo della natura. Affidato in concessione al FAI dal Parco Nazionale della Sila, nel 2016.
Passeggiando lungo gli spettacolari percorsi della meravigliosa Riserva FAI, facciamo qualche considerazione con Simona Lo Bianco, responsabile della gestione FAI Giganti della Sila, insieme ad altre 7 persone che vi operano con tanta passione.
«I Giganti della Sila rappresentano senza dubbio uno tra i più importanti punti di interesse dell’altipiano silano che negli ultimi tempi sta riscuotendo (grazie alla presenza di molti giovani che lavorano su questo territorio) una attenzione sempre crescente. Ai Giganti, ad esempio, registriamo una media di oltre 30.000 visitatori all’anno. Numeri importanti se consideriamo che la Riserva è aperta da aprile ad ottobre».
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Da qualche anno è cambiato modello di gestione. Con il FAI i ‘patriarchi’ sono finalmente arrivati al centro dell’attenzione.
«Il lavoro di valorizzazione di un sito culturale è davvero ampio e complesso perché nessun aspetto può essere tralasciato: dalla tutela del luogo agli interventi di manutenzione, dalla gestione dell’accoglienza alla realizzazione di attività di studio e ricerca. Dalla programmazione di eventi alla strategia comunicativa».
Questo è il modo in cui lavora il FAI che, grazie al Parco Nazionale della Sila, oggi cura e protegge il primo ed unico Bene FAI in Calabria.
«Occorre far conoscere le unicità di un territorio e grazie all’importante lavoro di comunicazione possiamo dire che I Giganti sono sempre più conosciuti. Dai servizi sui principali canali tv locali e nazionali alle radio, dalle riviste di settore alle guide più importanti (come Lonely Planet), dalle strategie web ai testimonials/influencer dei social, dai circuiti di prenotazione internazionali al passaparola… posso dire che è quasi impossibile non conoscere I Giganti».
Il bacino di utenza dei visitatori è prettamente italiano ed europeo, mi pare di aver capito.
«Sì, anche se da quando l’allarme Covid è diminuito, noto una ripresa del turismo internazionale. Ai Giganti, oltre ai turisti nazionali, abbiamo ad esempio molti francesi, svizzeri, tedeschi e belgi. Ma non mancano americani e canadesi, molti dei quali appartengono a quella nicchia di turisti di ritorno e cioè turisti discendenti da parenti che hanno origini italiane e/o calabresi. Mi aspetto nei prossimi tempi un aumento del turista extra UE, sempre più desideroso di vivere esperienze vere e non commerciali».
Proprio in questi giorni un concerto per pianoforte all’interno della Riserva. Tanta gente per un binomio inedito: musica e natura.
«Inedito soprattutto perché questo concerto rientra nella volontà di far conoscere I Giganti in maniera nuova, appunto con la musica. Una musica che non impatta e che attrae un target di nicchia, desideroso di immergersi nella natura e vivere un momento di vero relax. E poi, un pianoforte ai Giganti non c’era mai stato! Per questo ringrazio sempre tutti i professionisti che mi permettono di realizzare tutto ciò (musicisti, tecnici, artisti, associazioni, consulenti etc), il Parco per le autorizzazioni e tutti i partecipanti che scelgono di vivere I Giganti così!»
Negli ultimi anni i Giganti sono tra le tappe del Peperoncino Jazz Festival e della rassegna musicale di Be Alternative Festival, due realtà davvero importanti per questa Regione.
«Tessere una rete di conoscenze e attività e lavorare per un obiettivo comune è per me uno degli ingredienti di successo in questo lavoro».
Anche i giovani scoprono la montagna, la Sila in particolare. Sta cambiando il turismo in Calabria.
«In Calabria come nel resto di Italia la voglia di scoprire e riscoprire i propri territori è sempre più crescente. Non occorre andare molto lontano per vivere luoghi unici! Quello che sento dei giovani calabresi è una presa di coscienza e quindi una maggiore consapevolezza della nostra storia, delle nostre origini, dei nostri territori. Siamo sempre più orgogliosi delle nostre bellezze (culturali, gastronomiche, paesaggistiche) e, anche se le difficoltà non mancano, forse si ha voglia di un riscatto come per dire: guarda dove vivo e da dove vengo!»
Simona Lo Bianco ha studiato e lavorato per molti anni fuori dalla Calabria e fuori dall’Italia, ma sempre col desiderio di fare qualcosa per la propria terra, che ha avuto di poter scegliere. Ed è per questo che infonde con sincero entusiasmo l’attaccamento che ha per la Calabria.
«Parafrasando Vito Teti, ho fatto della mia erranza il principio della restanza. Il mio sogno è vedere tutti i giovani calabresi potersi realizzare e costruire un futuro qui. Per questo bisognerebbe dire grazie non solo a chi resta o torna, ma anche a chi è andato via, a chi non ha avuto la fortuna di restare o tornare ma che comunque continua ad amare la propria terra. La Calabria ha qualcosa di ancestrale, viscerale che non si può spiegare».