Dal terremoto di Amatrice in poi, passando per il fattaccio di Melito e il caso di Tiziana Cantone il dibattito ormai impazza da diversi giorni su tutti i salotti della tv generalista: il web è una macchina mortale? Difficile dare una spiegazione a questa domanda, soprattutto se a farla sono gli attori chiusi in quella scatola chiusa piazzata come un cimelio nella parte centrale del salotto, che rimane ancora il vero strumento di distrazione di massa. La televisione, infatti, è da sempre il mezzo preferito dalla politica per soffiare ad intermittenza sul fuoco delle paure. Il web almeno ha il pregio di mostrare agli utenti chi sono coloro i quali condividono o pubblicano liberamente determinati temi, foto o argomenti. Nella tv questo non esiste, perché il messaggio lanciato è unidirezionale senza possibilità di replica diretta. Scatena il chiacchiericcio e il dibattito fine a se stesso, senza nessun insegnamento educativo e motivo per il quale la televisione è nata. Senza stare qui a fare storia e psicologia della televisione, basterebbe anzi, consiglio di leggere Giovanni Sartori e Mario Porcellini per capire le influenze e gli effetti dei media onnipotenti sugli spettatori, è sufficiente per noi comuni mortali analizzare la programmazione mattutina dei principali canali italiani. 

 

Questa mattina, dalle ore 7, facendo zapping da “Uno Mattina” (Rai 1) a “Agorà” (Rai 3), passando per “Mattino Cinque” (Canale 5), “Storie Vere” (Rai 1) e “Forum” (Canale 5) quello che si è visto - come spettatore e come persona interessata a capire i fenomeni della comunicazione - è un qualcosa a cavallo tra l’orrendo e l’incomprensibile. Sin dalle prime luci dell’alba l’attenzione generale dei maggiori programmi delle casalinghe e delle anziane sono state le immagini, i commenti e le frasi della povera Tiziana Cantone, suicidatasi in seguito ad una presunta esasperazione porno-social. L’attenzione degli interlocutori nei vari studi si è concentrata nell’analisi demoniaca degli utenti di internet, con la scusa di generare dibattito pedagogico sulla prevenzione e sull’uso politicamente corretto del web. Un atteggiamento discutibile, soprattutto perché sottolineando la condotta realmente diabolica dei vari “leoni da tastiera” hanno finito per mostrare in continuazione le immagini hot, con in più le frasi vere estrapolate dalle conversazioni di Tiziana e - come se non bastasse - con un ritorno costante a quei video di scherno messi in rete dai presunti persecutori. “Storie Vere”, condotto dall’ex gieffina Eleonora Daniele, una donna dunque che è nata (televisivamente) sotto il segno del voyeurismo e adesso nei panni della conduttrice stile ispettore Colombo, ha mostrato ancora una volta il peggio del piccolo schermo. A parte la diretta dalla via della casa della povera Tiziana, ad alimentare i dubbi sulla vera natura di questi programmi ci hanno pensato altri servizi di storie simili e fresche di giornata, mostrando con il solito banner “esclusivo” i fattacci di Rimini, dove una ragazza è stata stuprata e filmata su WhatsApp e un caso analogo e in loro, appunto, esclusivo possesso di una ragazza vittima di cyber-bullismo a Castelfranco Veneto. Il tutto condito da una serie di santi uomini e donne in studio pronti a demonizzare la rete social come la causa di ogni male. Lo stesso dicasi di “Mattino 5”, con la solita patinata Federica Panicucci che nel suo salotto luminoso ha dapprima conversato con un sempre tragico Mario Adinolfi, per poi passare a vari altri sconosciuti professori di comunicazione a 360 gradi. I due programmi, inoltre, si caratterizzano per quella instancabile sete di mandare in loop le storie dimenticate dei morti ammazzati in circostanze misteriose, con tanto di passanti che hanno visto ma non hanno visto, di prove presunte trovate sul luogo del delitto e di dichiarazioni dell’ultim’ora senza valenza processuale.

 

“Forum”, invece, non ha nemmeno discusso il problema di giornata, ma ha messo sulla graticola la solita intrigante scenetta dei tradimenti, con tanto di attori e comparse che discettavano su quanto giuste o meno fossero le cosiddette “corna” in un rapporto di coppia. E quando non sono tradimenti sono storie di madri che negano ai figli la libertà per paura di sbagliare, padri che abbandonano famiglie, disperati che cercano risarcimenti facili i con stupidi pretesti.

 

Perché? Qual è l’intento? Se il principale nemico del web è lo spirito di emulazione dove sta l’attenzione educativa nel far vedere a ripetizione ciò che invece dovrebbe essere chiuso a chiave e solamente dibattuto se non in maniera scientifica, almeno in maniera seria?

 

Insomma, la televisione non ha nulla da insegnare al web. Che sia una cattiva maestra è ormai un dato di fatto. Incontrovertibile, direi. Perché tutto il giorno e tutti i giorni sapienti ignoranti si impegnano nella nobile arte di commentare fatti e questioni troppo importanti per essere sbattuti così superficialmente ad un pubblico culturalmente vulnerabile e troppo impaurito. I palinsesti sono scientemente farciti di nulla, solo di discutibile spettacolo color sangue. E quando queste pantomime chiudono la loro programmazione ci pensa il solito bel cuoco a riportare gli spettatori nella normalità quotidiana, dispensando i consigli migliori su come preparare un ottimo pranzo alla famiglia del Mulino Bianco. Ma ormai è troppo tardi. Il germe della paura ha preso possesso delle vite delle mamme e delle nonne, che con sospetto guarderanno ogni momento privato dei propri figli come fossero una Tiziana qualunque o del marito come fosse un Olindo qualunque.