Il nonno gli ha insegnato i segreti del mestiere, lui ha vissuto i cambiamenti del settore legati agli sviluppi della tecnologia restando però sempre fedele alla tradizione. E al rispetto profondo di quella che è la più grande risorsa naturale del pianeta
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A Cariati, sullo Jonio Cosentino al confine con il Crotonese, Giuseppe Paturzi da oltre 23 anni vive il mare. Ma lo vive profondamente. La sua è una vita dedicata alla pesca, mantenendo viva la tradizione di famiglia.
Da 23 anni Giuseppe, il mare, l’inseparabile peschereccio, sono un tutt’uno. Lui ama il mare. Si sente vivo, forte e imbattibile quando sta sul mare, col mare, tra passione e impegno.
«Il mare mi ha insegnato che è la più grande risorsa e bellezza naturale che il mondo possieda, ma va rispettato in termini ambientali. Ma un pescatore sa che se cerchi di sfidarlo, ti uccide. Un antico detto marinaresco dice: sono poche le persone che sono dare del tu al mare, quei pochi non lo fanno».
Giuseppe ha conosciuto il mare sin da bambino, da quando il nonno gli ha insegnato l’arte della pesca, trasferendogli i segreti del mestiere. Ha così imparato ad amarlo dalla saggezza del nonno e dall’esperienza del padre. Insegnamenti di vita, di generazione in generazione che hanno fatto di Giuseppe un abile pescatore. Ma prima di tutto ha imparato ad amare il mare come fosse un’estensione di se stesso.
«Fare il pescatore dai tempi di mio nonno ad oggi è cambiato in termini di tecnologia, come in tutti i settori. Oggi è tutto computerizzato. Una volta il pescatore doveva avere senso dell'orientamento, fiuto e coraggio da vendere, non c’erano certamente le app che ti dicevano quando arrivava il maltempo. Ma è cambiato anche in termini burocratici. Una volta il pescatore era veramente uno spirito libero, oggi siamo "supercontrollati" da Gps, tablet, telefonate in Capitaneria. Purtroppo oggi il pescatore è visto come il distributore del mare. Ma questa è sintomo di una cattiva informazione».
Giuseppe si è sempre impegnato e ha lottato a favore della tutela dell’ambiente marino. Va bene la pesca, ma sempre misurata e nel rispetto del mare, e Giuseppe è attivamente impegnato a ripulire il mare dalla plastica, un autentico nemico che minaccia la vita marina e l’ecosistema. Lui raccoglie i rifiuti galleggianti con impegno e cura, e poi si assicura dello smaltimento responsabile.
Giuseppe alza la voce per chiedere alle istituzioni di dimostrare un interesse concreto per il settore della pesca, per la pulizia del mare e per lo smaltimento dei rifiuti. «Sono anni che sento parlare di ripulire il mare, e nel frattempo sono nate tantissime associazioni che a mio parere alzano solo il pennacchio, ma non hanno mai fatto qualcosa in termini pratici. Io personalmente raccolgo i rifiuti dal mare ancora prima che nascesse il decreto salvamare. Ma ancora tutt'oggi non ho una ubicazione regolamentata dove smaltire quello che portiamo a terra. Ma veramente tutte queste associazioni vogliono ripulire il mare oppure interessano i vari fondi che l’Europa stanzia ogni anno per i rifiuti?».
Giuseppe sa benissimo quanto il mare incida nella nostra vita: «Il mare per l'Italia in generale non è solo una fonte economica, ma è anche cultura e tradizione. Basta considerare 8.000 Km di costa, circa 20.000 imbarcazioni e 150.000 famiglie che vivono di acqua salata».
Giuseppe Paturzi è un esempio per tutti, con la passione e l’impegno la sua professione è diventata una missione.