L’istituto difende il proprio operato e ribatte alle polemiche che si sono scatenate dopo che la vicenda è diventata di dominio pubblico. Ma la mamma dell’alunna conferma: «Mi hanno detto “portala in braccio o sarà per il prossimo anno”»
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Alla fine la reazione della scuola di Carol - la bimba disabile di Zungri che era stata esclusa dalla gita scolastica - c’è stata. La vicenda, rivelata da LaC News24, ha suscitato una grande eco, anche fuori dai confini regionali, soprattutto per come l’insegnante, alla quale era stata affidato il coordinamento della gita, avrebbe risposto alla mamma di Carol, 11 anni, quando questa ha protestato per la scelta di un pullman senza pedana di accesso per le sedie a rotelle: «Se proprio vuol venire, deve portarla in braccio. Altrimenti per quest’anno non è possibile, sarà per la prossima volta». Da qui la decisione di rivolgersi alla stampa, comunque dopo aver tentato invano di risolvere la vicenda restando in ambito scolastico.
A cinque giorni di distanza e dopo migliaia di reazioni e commenti che si sono affastellati sui social, la direzione dell’Istituto comprensivo di Cessanti, da cui dipende il plesso elementare distaccato di Zungri frequentato dalla bambina affetta da atrofia cerebrale, ha deciso di dire la sua con una nota.
«Abbiamo a cuore Carol, e, insieme con lei, abbiamo a cuore tutti gli alunni del nostro istituto – si legge nel comunicato firmato dalla dirigente Maria Gueli -. Anche questo è stato un anno complicato: potevamo seguire la via più semplice, rinviando al prossimo anno scolastico i viaggi di istruzione, ma abbiamo preferito restituire il prima possibile ai nostri alunni uno spicchio di normalità, dopo due anni e più di restrizioni. Tutte le classi e tutti i plessi del nostro Istituto hanno chiesto di poter fare un’uscita didattica. Le procedure amministrative, i tempi tecnici, le tappe obbligate nell’iter di affidamento dei viaggi a cui la pubblica amministrazione è soggetta, ci hanno costretti ad una corsa contro il tempo: il nostro Direttore dei Servizi ha fatto i salti mortali per mettere tutte le classi in condizioni di partire entro maggio. Tutto questo, facendo attenzione a conciliare le diverse esigenze: la valenza didattica dell’esperienza, i costi, i servizi offerti, la sicurezza… in bilico continuo tra chi si aggiunge e chi si ritira, per cui è un rifare più e più volte le procedure burocratiche con nuovi calcoli e nuovi atti amministrativi».
Fin qui quella che assume il tenore di una “excusatio non petita”, perché va bene che è stato un periodo difficile per tutti, il Covid, le restrizioni e compagnia cantante, ma se poi decidi di fare una gita e tra i ragazzi pronti a partecipare c’è un disabile in carrozzella, non puoi scegliere un pullman inadatto. Tanto più che, come volevasi dimostrare, il bus giusto è stato tranquillamente trovato dopo che la vicenda è diventata di dominio pubblico. E infatti, la scuola ammette il proprio errore, ma lo fa in via del tutto incidentale.
«Sulla vicenda specifica, assurta alle cronache, teniamo ad esprimere il nostro punto di vista - continua la nota della dirigente -. Possiamo aver sbagliato nella comunicazione tra i soggetti che avevano parte nell’organizzazione dell’uscita: le maestre che hanno raccolto le adesioni di partecipazione (tra cui quella di Carol); la funzione strumentale preposta, che verifica gli itinerari, il numero dei partecipanti, la sussistenza di particolari esigenze; l’ufficio amministrativo che sulla base di quei dati organizza le procedure di affidamento alla ditta dei trasporti; possiamo avere sbagliato a dare per scontato che la ditta che offriva il prezzo più vantaggioso disponesse di un mezzo idoneo a far viaggiare anche Carol; possiamo aver sbagliato nel comunicare prontamente ai genitori la variazione di prezzo che sarebbe intervenuta, affidando l’uscita alla seconda ditta in elenco (basta guardare i verbali di gara) essendosi la prima ritirata, prestando il fianco ai giornalisti che hanno rincarato la dose. Possiamo aver sbagliato, ma lo abbiamo fatto per “eccesso di volontà” a far andare i nostri bimbi – TUTTI – in gita scolastica: prova ne sia che abbiamo previsto per 70 alunni partecipanti 15 docenti accompagnatori, tra i quali i docenti di sostegno; e pensiamo che il valore della genuinità delle intenzioni si misura anche dall’eventualità di commettere errori».
Al netto delle giustificazioni e dell’impegno, la versione della scuola non coincide con quella della mamma di Carol, la quale avrebbe sollevato con largo anticipo il problema, interloquendo diverse volte con la docente alla quale era stata affidata l’organizzazione della gita. Inoltre, la prima ditta, quella del pullman inadatto, ha riferito alla mamma di Carol che da parte della scuola non c’è mai stata la richiesta di un mezzo dotato di pedana. Allo stesso modo, appare quantomeno superficiale precipitarsi a comunicare ai genitori l’aumento della quota di iscrizione (da 34 a 41 euro) per noleggiare un nuovo bus, questa volta attrezzato. Situazione che ha inevitabilmente fatto gravare sulla famiglia di Carol la “responsabilità” di un prezzo più alto (ben 7 euro per ogni bambino), che di questi tempi non passa di certo inosservato.
«Abbiamo letto con profonda amarezza gli articoli sulla stampa e i commenti alla notizia – prosegue la nota della dirigente scolastica -, che secondo noi danno della nostra scuola un’immagine distorta: si è voluto dipingerla, artatamente, come il luogo dell’esclusione e dei diritti negati, conditi dall’insensibilità, al limite del cinismo, delle maestre che comunicano “sarà per il prossimo anno”». Frase, che è bene ribadirlo, la mamma di Carol conferma per filo e per segno. Quindi, non di “insensibilità al limite del cinismo” si tratta, ma di semplice cronaca.