È surreale la storia della struttura chiusa da anni e svuotata di tutto a causa di un contenzioso ora finito in Tribunale. Intanto sul perimetro esterno il grande dipinto che ricorda l’eroico mugnaio ucciso dalla ‘ndrangheta si sgretola giorno dopo giorno e appare come un monito all’indifferenza
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Un teatro desolatamente chiuso e un palco (spogliato anche del sipario) che si affaccia su una platea priva pure delle poltroncine: poco più che una scatola vuota da più di 4 anni, il teatro Gioiosa è l’ennesima vittima illustre del sistema culturale calabrese.
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È una storia dal sapore vagamente surreale quella dello storico edificio di piazza Vittorio, sulle cui mura esterne campeggia, da quasi mezzo secolo, il “Quarto stato dell’antimafia”, il grande murale dedicato alla memoria di Rocco Gatto. Una storia surreale che proprio nei giorni in cui ricorre l’anniversario dell’omicidio del mugnaio “rosso” ammazzato a colpi di lupara a Gioiosa Jonica il 12 marzo del ’77, si rinnova di un nuovo capitolo. Questa volta di carattere giudiziario.
Il Tribunale di Locri ha infatti disposto al Pm (che ne aveva chiesto l’archiviazione) l’imputazione coatta nei confronti di Domenico Pantano, cuore e mente dell’associazione “Centro Teatro Meridionale”, accusato di essersi portato via – al termine del contratto trentennale stipulato con i proprietari della struttura – tutti gli arredi che si trovavano all’interno del teatro (poltroncine comprese), rendendolo, di fatto, un inutile guscio vuoto. Un’accusa sempre respinta dall’imprenditore, che a LaC News24 aveva difeso la scelta di portare via gli arredi come compensazione per i tanti lavori eseguiti nella struttura nel corso dei trenta anni di attività.
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Il paradosso del teatro svuotato
E così, in attesa del processo e a quasi un lustro dall’ultimo spettacolo andato in scena, il teatro resta sbarrato, sospeso in un limbo di incertezza che ostacola anche i piani del Comune, che quel palazzo carico di storia identitaria e affacciato sulla piazza principale del paese vorrebbe acquistarlo e restituirlo alla sua naturale funzione. Un’operazione non facile, anche perché molti dei bandi a cui l’amministrazione potrebbe aderire per l’acquisto, si riferiscono alle sole sale attualmente attive. Ma la totale mancanza degli arredi interni – sfociata nella denuncia per appropriazione indebita avanzata dai proprietari delle mura del teatro nei confronti del “Centro teatro meridionale” – rende la sala inutilizzabile, relegandola almeno per ora, in un circolo vizioso da cui non sarà semplice venire fuori.
Il murale antindrangheta
E se, dal punto di vista artistico, la situazione ristagna – anche se nei giorni scorsi tra amministrazione e proprietari si è tenuto un incontro per capire quali iniziative intraprendere per una futura riapertura della storica sala – le cose non vanno benissimo neanche per quanto riguarda l’altro aspetto che lega a filo doppio il teatro Gioiosa alla cittadina jonica: il murale che racconta la lotta di Rocco Gatto e che occupa due delle mura perimetrali del teatro. L’opera, ideata da un artista del luogo e commissionata dalla Cgil di Milano, è diventata ormai uno dei simboli stessi della cittadina. Realizzata in occasione della grande manifestazione popolare che nel 1978 vide migliaia di persone da tutta Italia sfilare per le vie di Gioiosa invocando giustizia per il mugnaio ammazzato dalla mafia, il murale, a distanza di quasi mezzo secolo, ha bisogno di una sonora rinfrescata. Restaurato una prima volta nel 2006 su input dell’associazione “DaSud”, l’opera con le facce della Gioiosa che seppe dire no alla ‘ndrangheta, necessita di un nuovo intervento di recupero. Almeno su quella si potrebbe intervenire, visto che, a differenza delle poltroncine, non è stata portata via nottetempo.