Tante collaborazioni con realtà internazionali ma i piedi ben piantati nell'ateneo in cui ha studiato e ora insegna. Unico obiettivo: continuare a fare ricerca d'eccellenza come quella che gli ha consentito di essere l'unico italiano nella classifica dei ricercatori più citati al mondo nell'ambito della computer science
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Quando gli si chiede dove andrebbe se un giorno dovesse pensare di lasciare l’Unical, il primo posto che gli viene in mente è l’Università di Berkeley, in California. «La prima importante esperienza di ricerca l’ho fatta lì, mi avevano offerto il dottorato ma in quell’occasione ho fatto la scelta che poi sarebbe stata il leitmotiv di tutta la mia carriera: ho rifiutato e ho scelto di restare in Calabria. Di recente ho riallacciato i rapporti e abbiamo messo in campo nuove collaborazioni». Ma se domandare è lecito e rispondere è cortesia, la cortesia in cui Giancarlo Fortino eccelle al pari degli studi che lo hanno portato nel gotha della scienza internazionale lo obbliga a pensare a una cosa a cui, in realtà, non pensa affatto: «Continuerò a lavorare come ho fatto in questi anni assieme a tante università straniere però non prevedo nel prossimo futuro di spostarmi». Il docente è l'unico scienziato italiano entrato nell'élite mondiale della Computer science per il 2023. Entra di diritto tra i "nostri" calabresi dell'anno.
Tra i ricercatori più citati al mondo
Si definisce un «figlio dell’Unical» e qui il professore è ordinario di sistemi di elaborazione delle informazioni al Dimes (Dipartimento di Ingegneria informatica, modellistica, elettronica e sistemistica). Quest’anno, per la quarta volta consecutiva, è stato inserito nella classifica di Clarivate “Highly Cited Researchers” che mette insieme i ricercatori più citati al mondo in diverse aree. Nella sua, quella della computer science, Fortino compare come unico italiano, selezionato assieme ad altri 95 ricercatori di tutto il pianeta tra migliaia, forse milioni di studiosi. Un risultato di cui non si stupisce ma che non dà per scontato perché scontato non è: «Parliamo della classifica più prestigiosa a livello internazionale che analizza le pubblicazioni su importantissime riviste dei vari settori scientifico-disciplinari. L’anno scorso nella mia area eravamo 115, quest’anno 96». Non basta entrare, dunque, perché i dati fluttuano di edizione in edizione e bisogna anche restare in sella.
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Un gruppo di ricerca internazionale
L’attività del professore rientra nell’ambito dell’ingegneria informatica. Il primo approccio con il computer a 12 anni. Poi gli studi universitari e le esperienze all’estero, l’insegnamento all’Unical e l’attività di ricerca con un gruppo che è diventato sempre più forte. «Siamo partiti in 4-5, adesso siamo una trentina». L’internazionalità è marchio di fabbrica anche qui: nei laboratori in cui si sperimentano le tecnologie del domani si muovono giovani studiosi provenienti da Pakistan, Romania, Cina, Colombia oltre che dall’Italia. Sono loro la motivazione principale che spinge Fortino a continuare a guardare sempre oltre nonostante i tanti risultati e successi già ottenuti.
«La loro formazione dipende da me, è questo che mi sprona a lavorare per trovare sempre nuove occasioni anche a livello di relazioni internazionali».
Internet delle cose e computer indossabili
Al centro delle ricerche che impegnano il professore e il suo gruppo è l’internet delle cose. «Si tratta di una rete che permette a oggetti intelligenti di interconnettersi e darci una serie di servizi di nuova generazione: casa intelligente, macchine a guida autonoma, wearable computing systems». Computer indossabili. «Molti li usiamo già, come gli smartwatch. Ma gli stessi smartphone possono essere classificati in questo modo. Questi dispositivi possono essere messi in rete, dialogare tra di loro. Sono in grado anche di catturare le emozioni delle persone».
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Tante attività, tanti progetti
Ma l’attività del professor Fortino non si ferma qui. Come delegato del rettore all’internazionalizzazione si occupa di mantenere i rapporti con le realtà partner dell’Unical e creare nuove opportunità stringendo accordi con atenei di tutto il mondo. È inoltre coordinatore del dottorato di ricerca in Ict e da due anni “fellow” dell’Ieee, l’associazione più importante per gli ingegneri dell’informazione, un riconoscimento arrivato per il contributo nella ricerca a livello internazionale. E poi ci sono gli altri progetti in corso. «Si lavora su diversi fronti, ma ce ne sono due particolarmente importanti – evidenzia –. Uno è un progetto finanziato dal ministero della Salute di nome “Radioamica” che ha l’obiettivo di definire nuove metodiche per la diagnostica oncologica non invasiva basata su tecnologie di intelligenza artificiale che consentono diagnosi precocissime di alcuni tipi di tumore. Il secondo è un progetto europeo denominato “MLSysOps” che ha l’obiettivo di creare infrastrutture per gestire i futuri sistemi dell’internet delle cose e che ci impegnerà per circa tre anni. Infine il progetto “Common-Wears”, finanziato dal ministero della Ricerca, che si occupa dei sistemi indossabili di prossima generazione a supporto di diversi ambiti: ci permetteranno di realizzare nuove applicazioni come il monitoraggio in tempo reale di eventuali future pandemie o il supporto nelle emergenze tipo i terremoti».
Il futuro è già qui
Il futuro, dunque, il professor Fortino non ha bisogno di immaginarlo. È già tutto qui, nelle tante attività che quotidianamente lo spingono sempre un po’ più in là. «Quello che faccio mi occupa già molto, per cui non mi pongo nuovi obiettivi ma cerco di perseguire al meglio quelli già in itinere».
A settembre ha coordinato i lavori della conferenza internazionale "Embedded wireless systems and networks", che per la ventesima edizione è approdata per la prima volta in Italia, e proprio qui in Calabria, nell’ateneo di Arcavacata. Più di 100 i partecipanti tra autori, ricercatori e ospiti provenienti da 33 Paesi. L’investitura, per Fortino, è arrivata direttamente dal fondatore, il professor Adam Wolisz del Politecnico di Berlino: «Mi ha contattato qualche anno fa per chiedermi di pianificarla all’Università della Calabria. Questo significa chiaramente che l’Unical ha una visibilità internazionale che ci permette di portare qui eventi di questa rilevanza».
Figlio dell’Unical
È davvero un degno figlio di questo ateneo il professor Fortino. Perché, così come “mamma Unical”, viaggia ovunque pur rimanendo con le radici ben piantate qui. «C’è un’affezione forte per la mia università e la mia terra. Ho fatto questa scelta più di 25 anni fa, ai tempi di Berkeley. È stata ed è una scelta dettata non solo dagli affetti: la mia è una scommessa. Volevo creare qualcosa nella mia terra e forse in tutti questi anni qualcosa ho realizzato. Ho ricevuto anche proposte da altre università, ma sono un figlio dell’Unical, un figlio della Calabria, mi diverto a fare ricerca restando nella mia terra».