L’ex compagno della premier torna davanti alle telecamere e attacca chi lo ha dipinto come maschilista e molestatore. Tra imbarazzo per il proprio comportamento e recriminazioni contro il trattamento mediatico ricevuto prova a risalire la china dopo lo scandalo dei fuorionda
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Ci sono personaggi pubblici che riescono a sbagliare con tale maestria da lasciare tutti senza parole. Andrea Giambruno, l'ex compagno della premier Giorgia Meloni, rientra perfettamente in questa categoria. La sua intervista di ieri sera a Dritto e Rovescio su Rete 4 ha fatto emergere una profonda consapevolezza del disastro combinato nei famosi fuori onda di Striscia la Notizia che lo hanno portato alla rottura con la compagna di vita. Ma anche un certo talento nel mescolare scuse, autoassoluzioni e accuse al sistema mediatico. Insomma, il solito gioco delle colpe che rimbalzano tra l’ego ferito e il dito puntato.
«Ci ho messo due mesi a rivedere quell’estratto,» ha dichiarato Giambruno parlando del famigerato dietro le quinte mandato in onda da Antonio Ricci al tg satirico di Canale 5. «La mia vita si è sgretolata nell’arco di una notte». Il giornalista si è detto “vergognato di se stesso” per quei commenti sessisti e inopportuni, per gli atteggiamenti da bulletto, le strizzate di pacco, per le battute a sfondo sessuale alla collega di studio insistendo: «Non sono così. Ho provato imbarazzo, perché quello non sono io». Bene, ma allora chi è? Perché la versione trasmessa da Antonio Ricci non è una clip di animazione: quelle frasi le ha pronunciate lui, senza costrizioni. Eppure, nel suo racconto, c’è qualcosa che stona.
Andrea Giambruno ha spiegato che «non avrebbe mai immaginato che due battute fuori posto, pronunciate in un contesto che credeva sicuro, avrebbero sconvolto la sua vita». Eppure, quei momenti rubati durante una pausa lavorativa e trasmessi in televisione da Striscia la Notizia sono diventati l’epicentro di uno scandalo che lo ha travolto. Nel secondo e più ingombrante dei fuori onda, Giambruno appare in tutta la sua disarmante leggerezza: «Sei fidanzata? Posso toccarmi il pacco?» chiede a una collaboratrice, per poi rincarare: «Lo sai che io e *** abbiamo una tresca? Stiamo cercando una terza partecipante perché noi facciamo le threesome».
Frasi scomposte, allusive e, nel migliore dei casi, profondamente inappropriate, che non trovano scusanti. Per quanto si sforzi di spiegare – o giustificare – quelle parole, il giudizio pubblico è già emesso. «Le persone coinvolte in quei fuori onda sono persone che conosco da anni,» ha detto durante l’intervista. «Con loro ho confuso un clima di amicizia con un clima di lavoro. È stato un errore e non lo rifarò più. Ho chiesto scusa ai colleghi e le hanno accettate perché sanno che persona sono.»
Poi Giambruno ha continuato chiedendo scusa «alle persone che mi vogliono bene, alla mia famiglia e a una donna che avrei dovuto proteggere e non l’ho fatto». Un’autoaccusa che è sembrata sincera, ma condita con quel pizzico di vittimismo che lo ritrae come vittima di una macchina infernale. «Ti racconto un aneddoto. Mentre ero sul divano con mia figlia, un ospite di una trasmissione mi ha definito “molestatore seriale”. Io non sono un molestatore, e neppure un mostro, attenzione a come si utilizzano le parole». E ha aggiunto: «Questa esperienza mi ha fortemente ferito».
Giambruno si è detto pentito, ferito, ma anche deciso a voltare pagina. Ha chiesto scusa, ha cercato di ricostruire la propria immagine, eppure il dubbio rimane: quelle battute, così disarmanti nella loro superficialità, erano davvero un incidente isolato? «Tra le persone che mi sono rimaste più vicine c’è proprio la donna interessata in quel fuorionda. Evidentemente così mostro non lo sono». Un tentativo goffo di ribaltare la narrazione, che però non cancella il dato di fatto: quelle parole, dette con leggerezza, hanno avuto conseguenze pesanti, distrutto la sua famiglia, sfasciato la sua storia d’amore.
Del Debbio ha poi colto l’occasione per infilare una domanda sulla relazione tra i fuori onda e l’onnipresente complotto contro la premier Meloni. La risposta di Giambruno è stata netta: «Penso che lo capirebbe anche un bambino. Si è messa in moto una macchina per passare ai raggi X tutte le persone più vicine alla presidente del Consiglio». Un’accusa che lascia trasparire un misto di frustrazione e complottismo, ma che sembra quasi un tentativo di spostare il focus dal vero problema: la sua condotta. Certo, il contesto politico può aver amplificato il caso, ma è difficile giustificare certi comportamenti con la sola pressione mediatica.
Infine, il giornalista ha ammesso le difficoltà di conciliare vita privata e professionale, lamentandosi di essere stato giudicato non per il lavoro, ma per il suo legame con Giorgia Meloni. «Qualunque cosa dicessi non andava bene, perché venivo associato al Presidente del Consiglio». Forse, il problema non era l’associazione politica, ma l’arroganza con cui ha affrontato certi momenti. Certi ruoli richiedono sobrietà e una capacità di stare sempre un passo avanti rispetto alla critica. Ma lui, per sua stessa ammissione, è scivolato su una buccia di banana grande come un set televisivo.