Arriva al capolinea la storia dell’ente nato per rivoluzionare la ricerca in agricoltura. L’ultima relazione del commissario straordinario chiude la partita: «Non fa ricerca e il personale è inadeguato alle sue esigenze». Manca soltanto la decisione del Consiglio regionale
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Una ventina di righe per chiudere un grande spreco e un’incompiuta storica, un ente di ricerca che non fa ricerca gravato dal macigno di un pignoramento da 12,6 milioni di euro e da contestazioni che paiono cucite addosso a un’indagine penale più che a un provvedimento amministrativo.
La fine della Fondazione Mediterranea Terina onlus arriverà, con ogni probabilità, il 6 agosto in un Consiglio regionale meno balneare di quanto ci si aspetti.
Il game over viene messo nero su bianco nella proposta di legge “Modifiche a leggi regionali a seguito di impegni assunti con il Governo in attuazione del principio di leale collaborazione e disposizioni normative”, contenitore buono per sopprimere e porre in liquidazione l’ente regionale istituito nel 2007 e mai diventato il centro d’eccellenza che ci si aspettava. L’ultima proroga del commissariamento conteneva in sé il rischio della soppressione: alla manager regionale Antonella Cauteruccio, direttore generale del dipartimento Turismo e marketing territoriale, si chiedeva (tra le altre cose) di verificare se la fondazione fosse in grado di portare a termine i propri compiti statutari. Evidentemente non lo è più.
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Terina, il personale sarà trasferito
Il resto è burocrazia: dopo il passaggio a Palazzo Campanella la giunta regionale adotterà il provvedimento di estinzione e di nomina del liquidatore, ai fini della liquidazione del patrimonio. E il personale sarà trasferito ad altri enti di diritto privato in controllo regionale oppure in enti e agenzie sub-regionale in seguito a una selezione.
Per il 2024 la copertura finanziaria della legge - necessaria a coprire gli stipendi dei dipendenti - è di 400mila euro, per i due anni successivi saranno stanziati 1,2 milioni di euro come limite massimo.
Burocrazia a parte, la questione è molto politica perché racconta il tramonto di un gioiello iper tecnologico e molto costoso. I laboratori di Terina, per i quali erano stati stanziati dal Ministero dell’Istruzione e della ricerca scientifica 10 milioni di euro, sono rimasti per anni a prendere polvere nell’area industriale di Lamezia Terme. Già nel 2015 si gridava al grande spreco: nel centro internazionale di ricerca nel campo alimentare era arrivata, un anno prima, una delle due Rmn (Risonanza magnetica nucleare) tecnologicamente più avanzate in Italia. Apparecchio da 1,5 milioni di euro rimasto inutilizzato a parte la manutenzione ordinaria. L’investimento complessivo, tanto per restare alla genesi dello spreco, era stato ingente: 15 milioni di euro nel progetto “Research infrastructure for food life and safety” (Food@Life). Fondi del Miur che avrebbero dovuto permettere a Terina di diventare un centro d’eccellenza.
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Invece il massimo della soddisfazione era diventata, nel corso degli anni, la possibilità di pagare puntualmente gli stipendi dei dipendenti.
Quasi dieci anni dopo l’epilogo appare scontato: la proposta di legge è già stata approvata in commissione Affari istituzionali e il passaggio in aula, secondo fonti del Consiglio, appare una formalità.
Nella gestione di Terina «gravi e vaste irregolarità e illegalità»
C’è di più: è stato lo stesso dipartimento Agricoltura a intonare il de profundis per la fondazione che ha controllato nel corso degli anni. La risposta all’interrogazione del Pd su Terina evidenza una «gravissima e profonda crisi finanziaria che attanaglia la Fondazione», e segnala la «gravità e vastità delle irregolarità e illegalità denunciate nella gestione e amministrazione dell’ente». Il risultato è «un quadro preoccupante in termini di rilevanti carenze organizzative, nonché un’inefficiente gestione delle risorse impiegate tale per cui appare evidente che la Fondazione non stia perseguendo lo scopo statutario».
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Terina, il pignoramento da 12,6 milioni di euro
Gli approfondimenti più recenti, svolti dal commissario straordinario, sono la pietra tombale per Terina. Sul futuro dell’ente pesano i debiti «e, soprattutto, il pignoramento avanzato dal Miur per la revoca del finanziamento del progetto Food@Life, pari a 12,6 milioni di euro». E poi «la sperequata dotazione di personale non di ricerca che svolge funzioni non proprie della Fondazione (guardiania in primis)» e l’assenza «di un direttore con funzioni tecniche e di management e di un responsabile della ricerca». Per non parlare della «mancanza di domanda di servizi di ricerca sia da parte di soggetti pubblici che dal mondo imprenditoriale, la non elevata qualificazione del personale di ricerca in servizio e l’indisponibilità di risorse per la manutenzione ordinaria delle attrezzature e dei locali». Per chiudere un quadro desolante, «la rete della ricerca regionale, università e centri di ricerca pubblici non contempla la fondazione nel proprio programma di ricerca». Game over.
Fondazione Terina, la relazione del 2020
La risposta all’interrogazione parte dalla una relazione che risale al 2020 in cui veniva sottolineata la «revoca totale del finanziamento del progetto Food@Life, per un ammontare complessivo di 14,6 milioni di euro». La comunicazione del 20 maggio 2020, arrivata dal Miur, citava le «risultanze dell’indagine condotta dalla Guardia di finanza di Lamezia Terme». A peggiorare la situazione contribuivano «la notevole massa debitoria» e «il costo altissimo determinato dalla spesa del personale» che, peraltro, «possiede per la maggior parte una qualifica di inquadramento di tipo amministrativo e di guardiania, non sempre pertinente alla realizzazione delle finalità istituzionali in capo all’ente». Difficile fare ricerca senza ricercatori.
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Apparivano «assolutamente inefficienti» anche la gestione e amministrazione del patrimonio immobiliare dell’ente»: lo stesso presidente della fondazione in carica nel 2020, aveva segnalato «la circostanza che alcuni immobili risultavano concessi a terzi con contratto di “sub comodato d’uso gratuito” (Inail, Abramo Customer Care, Mipaf, Agrifood, Crati, ecc.), con rimborso forfettario delle spese per servizi forniti, addirittura nettamente inferiore alle somme che l’ente affrontava per garantire gli stessi servizi». Nella stessa relazione, il presidente aveva sottolineato la scomparsa di attrezzature e arredi riportati nell’inventario della fondazione. Tutte queste anomalie sono state segnalata alla Procura di Repubblica di Catanzaro nel giugno 2020.