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Quando la polizia gli ha intimato l’alt a Villa San Giovanni, in prossimità degli imbarchi sui traghetti per la Sicilia, Delio Di Blasi, sindacalista cosentino di origine siciliana, ha pensato ad un normale controllo predisposto dalle forze dell’ordine anche in coincidenza con il G7 di Taormina.
Invece l’ex dirigente della Cgil, attivista di Rifondazione comunista, originario della provincia di Messina, è stato condotto in questura a Reggio Calabria dove gli hanno preso le impronte e scattato alcune foto segnaletiche. Infine gli è stato consegnato un foglio di via obbligatorio, con divieto di tornare a Villa San Giovanni nei prossimi tre anni senza autorizzazione.
Alla base del provvedimento anche un decreto penale di condanna emesso sulla base di un Regio Decreto del 1931 per avere, si legge testualmente, preso la parola con l’onorevole Enza Bruno Bossio durante la riunione della direzione regionale del Partito Democratico a Lamezia Terme.
Al di là delle valutazioni sull’equità del provvedimento, questa sorta di confino dei giorni nostri comporta limitazioni della libertà non secondarie per Di Blasi, impossibilitato a rientrare nei suoi luoghi d’origine in Sicilia, dove si stava recando tra l’altro anche per un saluto sulla tomba della madre, oltre che per partecipare, come lui stesso ammette, alla manifestazione di Giardini Naxos.
Immediata è scattata la solidarietà. «Nella vita di Delio fa irruzione, con tutta la sua forza brutale, il decreto sicurezza Minniti, perché a Delio è stato notificato un foglio di via con impossibilità di ritornare a Villa per tre anni, per cui Delio non potrà imbarcarsi per la Sicilia, dove ha amici e parenti.Perché in passato aveva avuto due segnalazioni, per una manifestazione contro Casapound e per un intervento in direzione regionale PD a sostegno di alcuni lavoratori – scrive Sinistra Italiana - Episodi ricorrenti nelle biografie di tante e tanti di noi. Un abuso di repressione e criminalizzazione che condanniamo e su cui daremo battaglia per la libertà di Delio e per la vita di tutti coloro che inciamperanno, senza aver commesso reati, nelle leggi criminogene di questo governo».
Oltre a Di Blasi, hanno subito il medesimo trattamento altre 11 persone di Cosenza «senza aver compiuto alcun reato, senza che abbiano fatto o detto nulla di illecito» denuncia l’Unità Sindacale di Base. «Come nei peggiori regimi fascisti sud-americani del recente passato - incalza l'Usb - si continuano a ripetere atti e provvedimenti illegittimi, autoritari ed illogici. Una repressione che in Italia non può che riportarci al ventennio fascista».
Salvatore Bruno