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Si torna a parlare della possibile fusione tra i comuni di Cosenza e Rende. E’ stato il primo cittadino del capoluogo bruzio a rilanciare il tema nel corso di un convegno dal titolo “L’etica nell’evoluzione dell’uomo” organizzato da Nuccia Carmagnola, presidente della delegazione Cosenza-Rende “Accademia Italiana del Peperoncino Onlus”, al quale era presente anche il sindaco di Rende, Marcello Manna.
«L’occasione è buona – ha affermato Occhiuto – per propiziare ed intensificare gli sforzi tesi alla concreta fusione che condurrà alla formalizzazione istituzionale-amministrativa dell’Area urbana Cosenza-Rende. Con il collega Manna siamo d’accordo sull’accelerare l’iter degli atti che devono essere portati nei rispettivi consigli comunali per poi essere approvati e procedere dunque con il referendum. Entrambi – ha aggiunto il sindaco del capoluogo bruzio – conveniamo che, per essere considerato positivo, il Referendum debba raggiungere la maggioranza in ciascuna delle città oggetto della fusione, e non solo quindi complessivamente nei due Comuni, proprio come adesso prevede la Legge regionale. Gli altri Comuni limitrofi eventualmente interessati potrebbero aderire con le stesse modalità».
Occhiuto ha poi sottolineato gli effetti positivi di una eventuale fusione dell’area urbana: «Nascerebbe una delle più importanti e strutturalmente più avanzate città del nostro Paese, fra le prime quindici città italiane. Ai primissimi posti nel Sud Italia. Ci sarebbero anche grandi vantaggi da cogliere oggi, previsti dalla normativa nazionale che favorisce tali accorpamenti, e ingenti risorse aggiuntive cui potremmo accedere per realizzare investimenti e gestire i servizi in modo più efficiente.
Ricordo che sono state create città da situazioni urbane molto meno caratteristiche e vantaggiose della nostra, come Lamezia che è composta da centri separati e non organicamente connessi (Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia), e stanno per nascere sul nostro stesso territorio provinciale altre nuove realtà urbane dalla fusione di centri abitati come Corigliano e Rossano, che distano addirittura circa 15 km, non funzionalmente connessi e integrati come nel nostro caso.
L’area urbana di Cosenza-Rende – conclude Mario Occhiuto - rischierebbe, se la situazione restasse allo stato attuale, di passare in secondo ordine d'importanza e d’immagine anche rispetto alla stessa provincia di Cosenza. Mi chiedo allora: cosa stiamo aspettando?».