Vittima una attività sita a Cassano allo Ionio. La titolare Paolini: «Tanta solidarietà, ora non mi sento più sola»
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Coldiretti Calabria ha donato un trattore ad Alessandra Paolini, titolare dell'azienda "Agricola Doria srl" di Cassano allo Ionio, vittima di recente di una serie di furti e danneggiamenti. «Il trattore - afferma Coldiretti in una nota - rappresenta un aiuto, ma anche un simbolo di tenacia e di voglia di ripartire. Questo è il messaggio che vogliamo lanciare. Per questo occorre denunciare e fidarsi delle forze dell'ordine e della magistratura per stroncare alla radice questi eventi delittuosi, reagire con determinazione e non piegarsi ai soprusi».
«La solidarietà ancora esiste - ha commentato Alessandra Paolini - e l'ho toccata con mano. È solida, concreta, palpabile ed ha un nome, Goldoni S80, e in questo caso anche un colore, l'arancione, simbolo di energia e di realizzazione. Accoglienza e incoraggiamento. A pensarci bene non poteva che avere questo colore. Il 26 febbraio la nostra azienda è stata depauperata di tutto l'indispensabile per andare avanti. Uno scempio, un furto feroce. Un fortissimo choc e la voglia di reagire. Ma lo spettro di ricordi dolorosi è difficile da tenere a bada. Non posso non dire che il primo sapore che mi è affiorato nell'anima è stato quello acre della solitudine. Ancora più pervasivo della disperazione. La solitudine è stata il lugubre fantasma che mi si è parato innanzi quella mattina in cui provavo a rimettere in ordine le fila di un discorso di nessun senso e di un futuro di nessuna certezza. Ho avuto paura della solitudine, più di ogni altra cosa, perché la solitudine di un imprenditore in un terreno arido è l'agonia peggiore alla quale possa essere sottoposto. Ed io personalmente l'ho conosciuta a fondo».
«Ma c'è spazio -racconta- per un'altra storia, una storia fatta di condivisione, solidarietà, supporto. Una storia in cui gli sguardi, le parole, le rassicurazioni anticipano che può esserci un'altra narrazione in cui la nostra ferita è stata la stessa di altri che si sono attivati per volerla a tutti i costi curare, sanare, lenire. Non ho ricevuto alcun telegramma formale e ostentato. Ho avuto sguardi, strette di mano e qualcuno che mi ha detto che non sarei rimasta sola. E così, per la prima volta, ho capito di poterci credere».