Tania Filice a 18 anni lascia la Calabria, se ne va da Petilia Policastro, sull’Alto Crotonese. Decisa e determinata. Soprattutto molto chiara.

«Era il 2008, all'epoca tutto mi stava stretto, non sopportavo né i luoghi né la mentalità ristretta di molta gente. Una volta conseguito il diploma, o continui gli studi o inizi a lavorare. Ho deciso di continuare a studiare. Così ho raggiunto mio fratello a Bologna, anche lui fuori sede, ed ho iniziato a frequentare l'università. Ero iscritta a Biologia per poi cambiare e terminare gli studi in Scienze e Tecnologie Agrarie».

La famiglia ha fatto tanti sacrifici per mantenere i due ragazzi a Bologna. «Il primo anno – racconta Tania – ho condiviso la stanza con mio fratello. I miei pagavano tutte le spese. I sacrifici ci sono stati soprattutto da parte loro, infatti non smetterò mai di ringraziarli. Per potermi permettere quello sfizio in più, senza sentirmi in colpa, anche perché il secondo anno decisi di affittare una stanza singola, ho iniziato a lavorare come babysitter e l'ho fatto per tutti gli anni universitari».

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Anni piuttosto travagliati quelli dell'università: «Infatti ho interrotto per 2 anni gli studi di per via di un crollo psicologico per poi rimettermi in carreggiata, grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici che hanno sempre creduto in me».

Ma a Tania mancava della Calabria e il suo Paese. «Mi mancavano le mie montagne, i paesaggi, il cielo limpido, le capre al pascolo, l'aria leggera che sa di libertà. Una cosa mi mancava in particolare il cielo stellato. Cose semplici insomma».

Poi ad un certo punto Tania decide di ritornare in Calabria: «Sì, perché questa volta a starmi stretta era la città. Lavoravo in un laboratorio che si occupava di diagnostica molecolare e analisi del microbiota intestinale. Una bella realtà, un mondo tutto nuovo per me. Ho avuto la fortuna di avere accanto persone preparatissime, che mi hanno insegnato tanto e mi hanno dato la possibilità di crescere sia professionalmente che come persona. Avevo tutto, ma non avevo niente. C'era un pensiero che mi tormentava, ovvero quello di tornare in Calabria e "provare" a gestire l'agriturismo di mio padre, la Basiliana».

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Era una sfida per Tania, perché non era un'imprenditrice. «Non è stata una scelta semplice, ero molto combattuta – ci spiega –. Così ho iniziato un percorso di psicoterapia e solo dopo terminato il percorso ho capito che ero pronta a rientrare. Perché tutto sommato io non ero felice, e perché continuare stare in un luogo in cui non sei felice?».

Tania torna al suo paese, una realtà complessa in una zona piuttosto isolata. «Ma io ora sono rinata, la città non mi manca. Mi sono abituata subito, in fin dei conti sono a casa. Ho scelto di vivere e non di sopravvivere, perché adesso al nord si lavora per sopravvivere».

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Con Tania è venuta in Calabria un’altra ragazza calabrese, Cassandra. «Cassandra è stata una benedizione, una sorpresa, una motivazione in più. Lei viveva a Trieste, ha lavorato prima come cuoca in una mensa, poi come pizzaiola. Era scesa solo per alcuni giorni giù in paese. Sua cugina, una mia carissima amica, mi disse: "Guarda che la sua pizza è la più buona di Trieste". Scherzando le ho detto di non ripartire, di rimanere, alla fine è rimasta. Così ho trovato anche una socia. Abbiamo molti progetti, siamo molto cariche e motivate. Siamo a casa, nella nostra terra».

Dalla Calabria stanno partendo tanti giovani in cerca di lavoro. Una cosa che preoccupa molto. «I giovani devono partire, conoscere nuove realtà, per poi tornare. La Calabria è una regione molto complessa, ho letto che si sta spopolando, ma io conosco tanti giovani che sono tornati e che stanno tornando».