Lo storico capitano della Roma finisce su maxi affissioni nella capitale russa mentre l’Italia sostiene l’Ucraina. Web e politica insorgono: “Così svende la sua immagine al Cremlino per quattro spicci”
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
Cosa ci fa Totti sui giganteschi cartelloni di Mosca sotto la scritta “Arriva l’imperatore nella terza Roma”? La risposta è una miscela di stupore e imbarazzo.
Perché stavolta Francesco Totti, già bersagliato dalle polemiche per la battaglia legale con Ilary Blasi e la sua immagine sempre più appannata, sembra aver deciso di calpestare definitivamente la propria dignità.
Ad aprile volerà nella capitale russa per un evento di sport e scommesse. E Mosca – quella Mosca – lo accoglie come una star: affissioni monumentali celebrano il suo arrivo come “l’imperatore” che raggiunge la “terza Roma”, giocando su un parallelismo storico e, inevitabilmente, politico.
A pochi passi da dove campeggiano le gigantografie di Vladimir Putin, il campione romano viene usato come testimonial inconsapevole – o peggio, consapevole – di un regime che oggi l’Occidente condanna apertamente.
Il tempismo è tragico. Mentre l’Italia fornisce sostegno militare e diplomatico all’Ucraina, e il Cremlino intensifica repressioni e aggressioni, Totti accetta di legarsi a una società russa di scommesse sportive accusata di operare nel torbido delle criptovalute e dei fondi poco trasparenti.
Il web insorge, tra indignazione e incredulità. Su X (ex Twitter) si susseguono commenti di tifosi e cittadini comuni: «Capitano, ma che stai facendo?», «Vergogna!», «Un idolo finito a fare da maschera a Mosca». Altri parlano di “tristezza” e “fine ingloriosa”, rimarcando la discesa del calciatore da icona dello sport a testimonial di eventi ambigui in uno dei luoghi più controversi del panorama geopolitico attuale.
Totti si trasforma così nell’“imperatore della figuraccia”, titolo che gli viene cucito addosso da chi lo accusa di anteporre il denaro a ogni valore morale. Perché qui non si parla di una semplice scelta di marketing, ma di un atto che presta il fianco a chi lo vede complice, anche solo simbolicamente,
di chi opprime e invade. Nelle ore in cui il Cremlino prepara nuove mosse sullo scacchiere internazionale, Totti sorride su gigantografie che profumano di propaganda soft power.
Anche la politica scende in campo. +Europa, per voce del portavoce romano Andrea Massaroni, lancia un appello diretto all’ex capitano: “Roma ti ama anche per il tuo cuore e la tua generosità: non permettere che siano associati a chi calpesta diritti umani e democrazia”. E ancora: “Rinuncia
pubblicamente a questo evento, scegli la parte giusta della storia”. Perché, dicono, non è questo il momento di far passerelle a Mosca.
Ma l’ex numero 10 della Roma sembra impermeabile alle critiche. Forse perché, da tempo, si muove come un brand più che come un uomo di sport. Eppure, persino tra i suoi fedelissimi, qualcuno sussurra: “Questa volta ha superato il limite”. In effetti, dopo Rolex contesi, accuse reciproche con l’ex moglie e partecipazioni discutibili, il viaggio a Mosca rischia di diventare
l’emblema di un declino umano prima che mediatico.
Sì, perché il danno d’immagine per Totti potrebbe essere incalcolabile. In un momento storico dove ogni gesto pubblico ha un peso geopolitico, scegliere di prestare il proprio volto alla “terza Roma” di Putin significa gettare la maschera e mostrarsi pronto a barattare la memoria di una carriera eroica per un cachet in rubli e un brindisi all’ombra del Cremlino.
Nel frattempo, i cartelloni restano lì, giganteschi, a Mosca, con quella scritta che oggi suona come una beffa: “Arriva l’imperatore”. Ma questa volta, l’imperatore è nudo. E il popolo – tra social, politica e sport – lo ha già capito.