Due le interrogazioni parlamentari senza esito. Gli ex deputati Nesci e Parentela evidenziavano il paradosso dei dipendenti senza stipendi e dei tanti fondi stanziati dal Miur. E sollevavano dubbi sui controlli attivati per monitorare l’uso delle risorse
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Sono passati dieci anni: in Calabria si sono avvicendati cinque governatori (tre eletti più due reggenti), a Roma, invece, cinque premier. Eppure nessun governo ha mai trovato il tempo di rispondere a un’interrogazione proposta dall’ex parlamentare del Movimento Cinquestelle Dalila Nesci sul futuro della Fondazione Terina. Domande rimaste in sospeso, come i progetti affidati a quella che, in teoria, era nata per essere la punta di diamante nel settore agroalimentare in Calabria.
Altri tempi, stessi dubbi. Nesci, nel settembre 2014, chiedeva chiarezza sul futuro dei lavoratori della Fondazione istituita dalla Regione Calabria: 40 dipendenti i cui stipendi erano perennemente appesi al filo delle erogazioni della Cittadella. Tra le pieghe dell’atto ispettivo della parlamentare grillina emergono le contraddizioni tra la «pesante crisi finanziaria» dell’ente e i fondi Pon gestiti dalla Fondazione «per un importo complessivo di 13.321.704,00 euro», per «un progetto di alta formazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca denominato Food@Life». Un paradosso: milioni in pancia della Fondazione che, all’epoca, non riusciva a pagare i propri dipendenti. Risposte dal governo: nessuna, nonostante tre solleciti arrivati nel 2015.
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Nel 2016 ci provano in due, sempre dai banchi del Movimento Cinquestelle. Assieme a Nesci c’è Paolo Parentela: i due interrogano il Miur, il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. La crisi della Fondazione continua e i due deputati mettono in evidenza un’anomalia tecnica. La legge di riorganizzazione della Fondazione, scrivono, prevede che l’ente «dovrà perseguire unicamente compiti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, trasferimento tecnologico e divulgazione scientifica nel settore della qualità agroalimentare, della sicurezza alimentare e della salute, nonché compiti di certificazione delle produzioni tipiche e di qualità, da sviluppare coerentemente con la vigente normativa in materia». Per Nesci e Parentela quell’articolo «non ha mai trovato attuazione».
Fino alla data di quella interrogazione la regione Calabria aveva «provveduto a incaricare 4 commissari negli ultimi 5 anni, che avrebbero dovuto avere il compito di guidare la Fondazione verso la riorganizzazione prevista dalla legge». E invece si erano trovati più che altro a gestire l’emergenza degli stipendi (erano arrivati a sette mensilità arretrate).
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C’era, anche in questa richiesta di chiarimenti, un riferimento ai finanziamenti milionari che poggia sulle cifre illustrate nel 2011 dall’allora presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti che, a detta di Nesci e Parentela, «riferì di finanziamenti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per i centri di ricerca presenti in Calabria, tra cui 14.650.000 euro per la Fondazione Mediterranea Terina, in relazione al progetto denominato “Food@life”».
Altro passaggio dedicato ai laboratori che, questo era l’annuncio ormai perso nelle nebbie del tempo e della burocrazia, «saranno implementati e resi operativi grazie al progetto costituiranno una struttura permanente d'innovazione, di riferimento per le imprese e per il mondo della ricerca, con spiccata capacità di autofinanziamento ed a respiro internazionale».
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I due deputati chiedevano «quali controlli sull'utilizzo dei riferiti finanziamenti siano stati effettuati dal governo e che ruolo, nel concreto, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministero dello sviluppo economico abbiano avuto nel progetto». Altra richiesta: «quale attività di ricerca risulti essere stata svolta, da parte della Fondazione Terina, al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con quali ruoli di responsabilità di gestione di risorse pubbliche statali». Stessi dubbi odierni, con otto anni in più di polvere sui laboratori. E (ancora) nessuna risposta da Roma.