Quasi quarant’anni orsono, Eugenio Nocito lasciò Altomonte, il suo paese in Calabria, per raggiungere, insieme alla madre ed al resto della famiglia, suo padre che era emigrato tempo prima a Montevideo in Uruguay. Eugenio, che conobbi una diecina di anni orsono, ha una importante attività commerciale nel centro della capitale uruguayana, ma, soprattutto, ha una grande passione per il mondo dei “gauchos”.

Anni orsono comprò la “Yerra Sam Geronimo” quaranta ettari di campo a un centinaio di chilometri da Montevideo. Passammo una giornata “gauchesca” insieme a una diecina di “gaucho” a cavallo. Qui sul bordo di un ruscello, che scorre al fianco del “campo”, Eugenio mi raccontò la sua storia e il suo amore, anche per Altomonte, dove hanno vissuto i suoi genitori.

«Di Altomonte, nel quale sono stato alcuni fa, ricordo tutto, è il mio paese e lo amo profondamente, anche se la vita ci ha costretto a scegliere un altro luogo, abbastanza lontano, oltreoceano. Io qui mi trovo molto bene, ho una grande passione per questo mondo dei gauchos, per i cavalli, per la storia che essi hanno vissuto e raccontato».

Il “gaucho” si può dire sia il mandriano della pampa che si occupa degli animali, vitelli, cavalli, ed è entrato nella storia di queste regioni del sud America, come Uruguay e Argentina. Il Martín Fierro è il poema epico argentino scritto da José Hernández nel XIX secolo nel quale si racconta la vita del gaucho. Quella che appassiona Eugenio che ha avviato, qui, un allevamento di vitelli.

«Io appena posso - mi racconta - faccio sempre un salto da queste parti, perché mi piace molto vivere la vita del gaucho. Vado a cavallo anche io, ma non con la loro stessa destrezza, però ho il mio cavallo. Io sostengo la vita che loro fanno, perché è difficile ma meravigliosa a contatto con la natura e gli animali. Mi mostra gli attrezzi del mestiere e la destrezza, nel maneggiarli, dei suoi amici.

«La nostra Calabria – dice - è bella, la mia Altomonte pure, antica e splendente, lì ho trascorso buona parte della mia vita e conservo il ricordo dei miei cugini che lì vivono e degli altri parenti. La vita di emigrante non è mai semplice, ma noi abbiamo fatto, sempre, un grande lavoro. Il lavoro che facciamo è il nostro orgoglio».

Eugenio, sul finire della giornata, quando il sole comincia ad abbassarsi sulla vasta pianura uruguayana di questa zona e i gauchos fanno lentamente ritorno verso casa, mi regala un sombrero, un vero sombrero, stavolta, da cowboy. In fondo, anche se diversi i guachos sono un poco cowboy .Lo terrò come ricordo di un calabrese che qui, nell’emisfero australe, tiene alto il nome della sua terra. Per la passione e per il lavoro produttivo che riesce a fare.